mercoledì 6 ottobre 2010

Negazionisti? No Grazie




E' il 25 settembre, e nell'aula 12 della Facoltà di scienze politiche, 


Moffa tiene l'ultima lezione dell'edizione 2009/2010 del master

"Enrico Mattei in vicino e Medio Oriente", di cui è coordinatore.

 La presentazione ufficiale di questo corso, giunto alla quinta

 edizione, come ricorda il docente sul suo sito, risale al 6 maggio

 scorso, e avvenne nella sala polifunzionale di Palazzo Chigi.

 L'ora e mezza di lezione viene ripresa con una telecamera, e il


 video è pubblicato sulle pagine web del docente, sulle quali


 appaiono frequentemente articoli in difesa della libertà di


 espressione, fatta coincidere, in questo caso, con la libertà di


 negare l'Olocausto. 




Tra i professori del suo master figurano anche famosi storici


 negazionisti: è il caso di Serge Thion e di Robert Faurisson.

 Quest'ultimo venne invitato da Moffa a tenere una lezione

 all'università abruzzese già nel 2007, tra le proteste della comunità

 ebraica, e dello stesso rettore dell'epoca.

 Lezione cancellata, polemiche, e una petizione-appello contro la 

presenza dei negazionisti nelle università italiane. 

Moffa, però, non si è fermato e ha continuato a divulgare le sue 

tesi.

Il titolo della lezione del 25 settembre lascia chiaramente intuire

 come verrà sviluppato l'argomento: "Il tema-tabù del mondo 

accademico, la questione della 'Shoah', della difesa del suo dogma

 da parte della Inquisizione del III millennio, e del suo uso politico

 nel complesso contesto della 'guerra infinità del Vicino Oriente". 

Per Moffa, che cita Norman Finkelstein (autore del testo

 "L'industria dell'Olocausto"), c'è un legame tra la Shoah e la guerra

 in Medio Oriente. 

Parla di uno "sfruttamento dell'Olocausto", avvenuto "a fini politici

 ed economici": "E' un'arma ideologica indispensabile, grazie alla 

quale una delle più formidabili potenze al mondo ha acquisito lo

 status di vittima. Da questo specioso status di vittima derivano 


dividendi considerevoli, in particolare l'immunità alle critiche".

 Concetto difeso dallo stesso Moffa, che argomenta così la sua tesi:

 "Nella lotta plurisecolare tra cristianesimo ed ebraismo, c'è stato

 bisogno, al di là del fatto che il fatto sia vero o no, della creazione 

di una crocifissione. 

Di un episodio paragonabile ad una crocifissione di un intero

 popolo. Visione religiosa dello sterminio e delle sofferenze che

 indubbiamente ci sono state".

Quanto alle camere a gas, il docente cita un'intervista 

videoregistrata a Faurisson, in cui il negazionista arriva a contestare

 l'uso del Zyklon b per sterminare gli ebrei: "L'edificio che viene

 mostrato ai ragazzi delle scuole ad Auschwitz  è un edificio che

 non ha nessuna delle caratteristiche tecniche atte ad essere stato

 una camera a gas.

 Il Zyklon B veniva usato per disinfestare gli abiti dei reclusi: se

 usato al fine di 'gassarè i deportati, nelle quantità previste e

 raccontate da Rudolph Höss (comandante di Auschwitz, ndr) al

 processo di Norimberga, sarebbe stato tecnicamente impossibile. 

La cifra e i tempi forniti da Höss, di 2000 persone gassate al giorno,

 non fanno tornare i conti"

Non c'è alcun contraddittorio e, anzi, Moffa chiosa: "Faurisson fa 

considerazioni in modo consequenziale e convincente". 

Moffa punta anche al dato dei sei milioni di ebrei sterminati, un

 "numero con una valenza cabalistica. Non si capisce perché lo si


 debba sempre ripetere". 

Una cifra ufficiale, dice Moffa, "ormai ampiamente messa in 

discussione".

Il professore si spende anche per la difesa dei colleghi accusati di

 revisionismo. 

A cominciare dal professor Roberto Valvo, del liceo di via di 

Ripetta (accusato di aver detto che "la Shoah è stata una

 montatura"): "Come ai tempi dell'Inquisizione, non è concepibile

 che chi, argomentando o comunque parlando al bar o facendo una

 battuta in un consiglio di classe dice 'non credo a questa cosa',

 'credo che siano state 300mila le vittime', venga sanzionato.

 Questo tipo di linciaggio e persecuzione è qualcosa di 

assolutamente inconcepibile". 

Contenuti che si ritrovano nelle pagine web del docente, sulle quali

 oscilla tra il lodare "la grandezza umana e politica di

 Ahmadinejad" , il presidente iraniano, mentre quello che lui

 chiama "il cosiddetto Olocausto", un "dogma ossessivamente

 ripetuto in tutti i suoi intoccabili e sacri tasselli" viene messo in

 correlazione con "il potere di condizionamento di Israele su quasi

 tutte le potenze e i poteri forti del pianeta".

"Con tutte le prove documentali e testimoniale che sono emerse, e

 con la tragica contabilità dei deportati uccisi  -  osserva Gattegna 

 -  nessuna persona che sia in buona fede può sollevare dubbi sulle

 dimensioni della Shoah. 

Mettere in dubbio quella che è stata una delle più grandi tragedia

 dell'umanità non è qualcosa di sostenibile.

 Questi negazionisti vogliono screditare il lavoro dei familiari dei


 deportati e degli storici.

 Un lavoro, quello dei testimoni, molto difficile"

Gattegna si chiede anche perché "i negazionisti vogliano colpire la

 Memoria di chi ha sofferto e quale sia la loro reale intenzione"

"Così facendo  -  osserva  -  ridimensionano le colpe del nazismo".

 Infine, un invito: "Queste persone vadano allo Yad Vashem o in

 altri luoghi dove si trova tutta la documentazione della Shoah,

 invece di fare queste illazioni".

Gianfranco Maris, classe 1921, sopravvissuto al campo di sterminio

di Mauthausen, dice: "Non riesco a provare odio. 

Queste persone non lo meritano. 

E' gente che non sa o non vuole vedere quello che è stato un fatto

 reale.  Se penso che un'università ha ospitato una lezione del

 genere, viene da piangere".