venerdì 30 settembre 2011

Storia della prima Scienziata Vittima del Fondamentalismo religioso



Per gentile concessione dell'editore pubblichiamo la prefazione di Margherita Hack al libro "IPAZIA. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo d.c.
" di Antonio Colavito e Adriano Petta  Edizioni La Lepre


In questo romanzo storico si ricostruisce l’ambiente e l’epoca in cui ha vissuto la prima donna scienziata la cui vita ed opere ci sono state tramandate da numerose testimonianze. Gli autori hanno fatto ricorso a una ricchissima bibliografia, che permette di far emergere dalla lontananza di 16 secoli questa figura di giovane donna in tutti i suoi aspetti umani, privati e pubblici, la sua vita quotidiana, i suoi dialoghi con la gente comune, con i suoi allievi, con gli scienziati.

Ipazia era nata ad Alessandria d’Egitto intorno al 370 d.C., figlia del matematico Teone. Fu barbaramente assassinata nel marzo del 415, vittima del fondamentalismo religioso che vedeva in lei una nemica del cristianesimo, forse per la sua amicizia con il prefetto romano Oreste che era nemico politico di Cirillo, vescovo di Alessandria.

Malgrado l’amicizia con Sinesio, vescovo di Tolemaide, che seguiva le sue lezioni, i fondamentalisti temevano che la sua filosofia neoplatonica e la sua libertà di pensiero avessero un’influenza pagana sulla comunità cristiana di Alessandria.

L’assassinio di Ipazia è stato un altro atroce episodio di quel ripudio della cultura e della scienza che aveva causato molto tempo prima della sua nascita, nel III secolo dopo Cristo, la distruzione della straordinaria biblioteca alessandrina, che si dice contenesse qualcosa come 500.000 volumi, bruciata dai soldati romani e poi, successivamente, il saccheggio della biblioteca di Serapide. Dei suoi scritti non è rimasto niente; invece sono rimaste le lettere di Sinesio che la consultava a proposito della costruzione di un astrolabio e un idroscopio.

Dopo la sua morte molti dei suoi studenti lasciarono Alessandria e cominciò il declino di quella città divenuta un famoso centro della cultura antica, di cui era simbolo la grandiosa biblioteca. Il ritratto che ci è stato tramandato è di persona di rara modestia e bellezza, grande eloquenza, capo riconosciuto della scuola neoplatonica alessandrina.

Ipazia rappresenta il simbolo dell’amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatto grande la civiltà ellenica. Con il suo sacrificio comincia quel lungo periodo oscuro in cui il fondamentalismo religioso tenta di soffocare la ragione.Tanti altri martiri sono stati orrendamente torturati e uccisi. Il 17 febbraio 1600 Giordano Bruno fu mandato al rogo per eresia, lui che scriveva: «Esistono innumerevoli soli; innumerevoli terre ruotano attorno a questi, similmente a come i sette pianeti ruotano attorno al nostro Sole. Questi mondi sono abitati da esseri viventi». Galileo, convinto sostenitore della teoria copernicana, indirettamente provata dalla sua scoperta dei quattro maggiori satelliti di Giove, fu costretto ad abiurare.

Il fondamentalismo non è morto. Ancora oggi si uccide e ci si fa uccidere in nome della religione. Anche nei nostri civili e materialistici paesi industrializzati avvengono assurde manifestazioni di oscurantismo, come in alcuni stati della civilissima America in cui si proibisce di insegnare nelle scuole la teoria dell’evoluzione di Darwin e si impone l’insegnamento del creazionismo. Su questa strada di ritorno al Medioevo si è messa anche la nostra ministra dell’Istruzione (o dovremmo dire della distruzione?) tentando di cancellare la teoria darwiniana dalle scuole elementari e medie. Perché? Per ignoranza? Per accontentare una Chiesa cattolica che non mi sembra ingaggi più queste battaglie perse in partenza.

Questa storia romanzata ma vera di Ipazia ci insegna ancora oggi quale e quanto pervicace possa essere l’odio per la ragione, il disprezzo per la scienza. È una lezione da non dimenticare, è un libro che tutti dovrebbero leggere.

                                                                                        Margherita Hack


 
Trailer del film Agorà, il kolossal del regista spagnolo Amenabar incentrato sulla figura di Ipazia.



Fonte Micromega: del 30 settembre 2009 

mercoledì 21 settembre 2011

La Particella più Timida e Sfuggente: Entità prossima al Nulla.






La velocità della luce è stata superata c'è la conferma ufficiale: I neutrini sono più veloci della luce di circa 60 nanosecondi. 


L'esperimento Cng-s (Cern Neutrino to Gran Sasso) con il quale un fascio di neutrini è stato lanciato dal Cern verso i Laboratori del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), è cosa fatta.


 Il risultato che è frutto della collaborazione internazionale Opera; l'esperimento Cngs (Cern Neutrino S to Gran Sasso) si è cioè avvalso dei rivelatori che si trovano nei Laboratori del Gran Sasso, che hanno analizzato oltre 15.000 neutrini tra quelli che, una volta prodotti dall'acceleratore del Cern Super Proton Synchrotron,  i quali percorrono i 730 chilometri che separano il Cern di Ginevra dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. 


I dati hanno dimostrato che i neutrini impiegano 2,4 millisecondi per coprire la distanza, con un anticipo di 60 miliardesimi di secondo rispetto alla velocità attesa. 
L'analisi dei dati, raccolti nel corso degli ultimi tre anni, dimostra che i neutrini battono di circa 20 parti per milione i 300.000 chilometri al secondo ai quali viaggia la luce. 


I Clamorosi risultati dello studio del Cern

e dell'Infn guidato dal fisico italiano: Antonio Ereditato 

dell'Università di Berna hanno infranto il muro fino a poco 

fa "invalicabile" della  fisica. 


Senza alcun dubbio c'è chi parla di una vera rivoluzione

poiché i risultati metterebbero in discussione le regole

stesse della fisica ma in particolare modo le teorie di 

Albert Einstein secondo cui niente nell'universo può 

superare la velocità della luce. 


Adesso invece quella velocità è stata infranta dai neutrini che

a quanto pare viaggiano oltre quel limite; infatti le particelle 

sembra che abbiano coperto i 730 chilometri che separano i 

laboratori di Ginevra da quelli del gran Sasso a una velocità 

più alta di quella della luce.


Il muro è stato infranto di appena 60 nanosecondi.
Il team di ricerca ha atteso ben tre anni di misurazioni per sottoporlo alla comunità scientifica. 



Le prime reazioni non hanno tardato ad arrivare: il Centre national de la recherche scientifique francese, ha parlato di una "clamoroso" risultato destinato  ad aprire "prospettive teoriche completamente nuove".


L'astrofisica Margherita Hack ha parlato di una vera e propria rivoluzione perché, ha osservato, "finora tutte le previsioni della teoria della relatività sono state confermate".




"Neutrini più veloci della luce"  Messo in discussione Einstein


La teoria della relatività elaborata da Einstein nel 1905,  era servita a fissare la velocità come una costante, tanto da essere parte della celeberrima equazione E=mc², dove E è l'energia, m la massa e c, appunto, la velocità della luce. 



L'astrofisica  Hack ha inoltre spiegato che la relatività Einsteiniana, "prevede che se un corpo viaggiasse ad una velocità superiore a quella della luce dovrebbe avere una massa infinitamente grande. Per questo la velocità della luce è stata finora considerata un punto di riferimento insuperabile".


Tra l'altro, la teoria della relatività ha stabilito implicazioni come l'impossibilità fisica delle traversate interstellari e dei viaggi nel tempo, finora inesorabilmente relegati alla fantascienza e ritenuti irrealizzabili dalla scienza. Ora tutto ciò potrebbe cadere. 

Ereditato da parte sua si è affrettato a precisare "non voglio pensare alle implicazioni (...) Siamo scienziati e siamo abituati a lavorare con ciò che conosciamo".


Secondo lo stesso Ereditato "il potenziale impatto sulla scienza è troppo grande per trarre conclusioni immediate o tentare interpretazioni".

Con Ereditato lavorano circa 160 ricercatori di 30 istituzioni e di 11 Paesi tutto è stato considerato come il "frutto di un lavoro complesso e gratificante" svolto sul filo dell’entusiasmo anche di giovani ricercatori precari.

Antonio Ereditato è napoletano ha 56 anni, ha studiato a Napoli gloriosa Univertà "Fedeco II" ha poi lavorato in molti centri di ricerca prevalentemente all'estero. 





                                     


Da cinque anni dirige l'Istituto di Fisica delle particelle dell'università svizzera di Berna.
E' coordinatore della collaborazione internazionale Opera, nell'ambito dell'esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso), nato dalla collaborazione fra il Cern di Ginevra e i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). 

Dunque con la possibilità di superare la velocità della luce è stato messo in crisi uno dei punti di riferimento della fisica contemporanea.


E' accaduto che le costanti dell'universo che hanno infatti un valore universale e indipendente, considerati veri e propri capisaldi che modellano la visione dell'universo sono stati "superati". 

Nell’aula magna dei Laboratori del Gran Sasso si sono riuniti i fisici che hanno materialmente misurato il tempo dei neutrini sparati dal Cern. 


La particella più timida e sfuggente dell’universo, definita “l’entità più prossima al nulla” per la massa vicina allo zero e la capacità di eludere gli esperimenti, è diventata all’improvviso una star per le sue decantate doti di velocità.

Ci abitueremo perciò a pensare a una misurazione di una velocità superiore di quella della luce e a considerare qualcosa come Più veloce del neutrino
Un dato che fin ora stando alle informazioni considerate verrà strizzato, rivoltato e sezionato alla ricerca di possibili errori.



                                       

Il fascio dei neutrini sparato dal Cern a partire dal 2008 doveva terminare alla fine del 2011.
 A una prima proroga di un anno si spera ne segurà un’altra - data come probabile - di alcuni mesi nel 2013.


E alla misurazione della velocità delle particelle generate nel laboratorio di Ginevra potrebbero unirsi ora anche altri due rivelatori situati nelle viscere della montagna dove regna il “silenzio cosmico” e la flebile voce delle “entità più vicine al nulla” che si spera si riusciranno ad ascoltare con altrettanta fortuna. Stiamo parlando di Borexino, un orecchio puntato sui neutrini provenienti dal Sole, e di Icarus, esperimento proposto dal Nobel Carlo Rubbia nel 1977 e inaugurato l’anno scorso.

Nel laboratorio dove attualmente è stato misurato il record di velocità dell’universo, pazienza e capacità di attesa diventano virtù d’obbligo, ma non siamo ottimisti nel credere che con  altrettante sorprendente velocità arriveranno nuovi cospicui investimenti per la buona ricerca.


                                              Cleofe Barziza

martedì 13 settembre 2011

Sicuro Precariato

Quanto sopravviverò nel mio ruolo di supplente?

Non credo sarà facile per me
arrivare all'ultima ora indenne agli attacchi, resistente


La verità? C'è una novità, ho qualcuno che mi ascolta
che mi domanda 'allora da che pagina a che pagina 'sta volta?'


ma chi ha la luna storta dichiara apertamente 'lei non conta niente.'


Ti spiacerebbe passarmi del sale? Sul primo canale c'è un gioco impossibile
Ti spiacerebbe passarmi del sale? Se porti giù il cane c'è il vino da prendere


Io sono un portatore sano di sicuro precariato


e anche nel privato resto in prova


e ho un incarico a termine lo so


ma ho molta volontà, non c'è pericolo.


Figli della polvere raggrumata sotto i banchi

anche per oggi non vi interrogo
ho saputo già dal preside e dagli altri
che vi siete alzati stanchi
ma è l'ultima possibilità che ho di chiedervi un piacere
vorrei sapere chi mi imita e perché
non ne posso anch'io godere
una volta sola prima di lasciare
anche questa scuola


Ti spiacerebbe passarmi del sale? Sul primo canale c'è un gioco impossibile
Ti spiacerebbe passarmi del sale? Se porti giù il cane c'è il vino da prendere


Noi siamo portatori sani di sensi di colpa


e sulle mani abbiamo segni di medusa


io ho il sospetto che non se ne andranno via


ecco un esempio di eterna compagnia



                                                             Samuele Bersani




                                                                  

lunedì 5 settembre 2011

Non Dimenticare Angelo Vassallo




 In morte di un Amministratore.
Perché dovremmo dirci tutti cittadini di Pollica.



                                          

Sebbene la morte si pianga sempre con estrema pena degli uomini, di questi tempi piangere la morte violenta di un amministratore non è cosa certo da poco, specie quando il valore del sindaco ottunde a quella dell’uomo e urla con la voce delle sue battaglie a favore della legalità per il rispetto dell'ambiente, come un monito di Valore Civile. 

Ecco allora che violando una circospetta cautela della magistratura e parrebbe anche della gran parte della società civile nazionale - non si capisce se annichilita dal dolore o dalla vergogna, o solo consumata dall’apparente normalità - provocatoriamente mi approprio della cittadinanza ideale a Pollica, per tributare a quel sindaco, all’amministrazione, alla sua intera comunità, e alla famiglia una sincera vicinanza e partecipazione alla tragedia.

 Di lui ho letto sui giornali “uno che cercava di non fare entrare in questi paesi la criminalità, che cercava di mantenere la legalità negli appalti e nelle attività economiche" persona onesta e pulita artefice della rinascita del porto turistico di Acciaroli e del risanamento del litorale cilentano che avrebbe potuto interessare la camorra o chi sa quali altri appetiti criminosi. 
La notizia mi ha colpito e commosso poiché conosco quel territorio, per amicizie consolidate, che mi rimandano da tempo immemore, sulla piccola perla litoranea, oggi macchiata dall’infamante marchio di stampo camorrista e finanche n’dranghetista.

Di Angelo Vassallo Sindaco, amato dalla sua comunità, rieletto nel comune cilentano a cui afferisce la bellissima Acciaroli, se possibile tra le bandiera blu d’Europa, so dir poco, se non che Notizie come questa, se commuovono al tempo stesso dovrebbero far gridare più forte di quanto non avvenga una immensa indignazione collettiva, mobilitando tutti: opinione pubblica, classi politiche di ogni latitudine geografica a rigettare l’infamia di un paese in guerra con sé stesso; sollecitando non importa se con troppa o poca paura, quella vicinanza ideale alla famiglia, all’amministrazione, ai cittadini di quel territorio, privi di colore e maglie politiche; forse perché tutti più o meno colpevoli di fare poco più di nulla, per liberare i nostri territori da queste catene di oppressione, rendendo i nostri luoghi paesi migliori più di quello che sono.
Questo prima di tutto è un vile agguato, poco conta se perpetrato con modalità efferate, abbagliante di un orrore potente, che tutti ci rimpicciolisce e rende poverissimi, se distoglie i nostri sguardi dalle illegalità capillari di realtà ammalate e dolenti, che confondono realtà malate con normalità anomale, che scambiano la virtù e il valore con il martirio e l’eroismo. 
Ecco allora gli spettri di Mafia, camminare nei NON- Luoghi delle categorie Mafiose, che uccidono per tacitare e ridurre all’oblio, cancellando vite, coscienze e sguardi.
 E quando un conato prende allo stomaco per via del senso stesso della nostra civiltà, eccoci in lutto a piangerne con quella comunità quel primo cittadino che diventa simbolicamente quello di tutti i cittadini perbene d’Italia.
 Voglio immaginare il Sindaco Angelo Vassallo, alla cui memoria vorrei fossero dedicate iniziative di rinascita, speranza e vita, come un amministratore e un politico “Normale” - come ce ne vorrebbero tanti - Fedele al rispetto di quei luoghi come al suo sud martoriato, che del sacrificio di un martire poteva forse privarsi, ma non della sua vita. 
Certe “Normalità” danno più voce ai morti più che ai vivi. Sono quelle degli Uomini destinati a restare immortali. Uomini che come lui s’immaginano Fermi e Puliti; capaci forse come i politici di rango, di cui si avverte l’assenza, della caparbietà degli amministratori onesti, che incontrano il malaffare, e si mettono di traverso, perché il peccato originale delle pressioni, al sud come al nord, si lava con la vita e solo con quella, in un paese dove si piange il destino e la colpa dell’onestà.
La colpa di Quelli che combattono gli abusi edilizi, coloro che impopolarmente, mettono  multe per far rispettare le regole, che tutelano il paesaggio valorizzando luoghi, tradizioni che esaltano il senso civico delle comunità. 
Quelli che sanno fare cose semplici, accanto a quelle complesse, che sanno realizzare le differenze della qualità della vita; che equivale a centomila un milione di Patti con la giusta politica, che permette di attuare un Saper Bene Amministrare.
Amministratori che per questo Terrorizzano i poteri criminosi e ad essi si frappongono, temuti Custodi delle  comunità che diventano appetitosamente terre delle conquiste economiche, dove Eroi civili ingaggiano guerre impari, contro criminalità organizzate e diffuse; dove  l’abbattimento  serve come temibile modello <<colpirne uno per istruirne centomila>>. 
Loro combattono la guerra anche a costo della vita per creare senso e sano spirito Civico; e paradossalmente da quella guerra non ne sono banalmente vinti, ma ne rivivono come eroi attraverso il senso stesso dell’essere comunità.
Sono Quelli capaci di lavorare per i propri comuni, anche senza titoli sui giornali, senza foto con i leader di partito. Quelli che continueranno a sentirsi soli come oggi, dopo la morte brutale di un collega, un amico; ma che continueranno a non avere paura, perché confidano di poter regalare alle loro comunità grandi cose da vivere e realizzare per quei luoghi e i loro cittadini; magari senza troppe fanfare, e nella calma di sagre cittadine o strapaesane.
A quegli amministratori soli e magari in guerra, ma anche a tutti coloro che fanno finta di conoscere e controllare le discariche nei parchi, nei boschi, il trasporto illegale dei rifiuti, i movimenti terra le discariche abusive, il ciclo ambiguo dei rifiuti, l’avvelenamento delle falde acquifere e i massacri dei propri territori.
 A tutti questi amministratori a quelli del passato del presente e forse del futuro, a certi superbi che hanno parlato e strepitato di ambiente e rifiuti, a coloro, che si sono fermati e bloccati, per pochi soli istanti, tranne che in campagna elettorale; tanto deve insegnare la lezione della vita e della morte di Angelo Vassallo, di un servitore dello stato
 che nell’esercizio delle sue funzioni, svolgendo unicamente il proprio dovere o poco più di questo, non pretendendo – forse neanche di diventare né eroe né martire; consideriamo anche nostro martire, custodendone con una gratitudine commossa, il ricordo e la memoria.
 Come accaduto per altri, anche Vassallo continuerà a vivere, pur nel vuoto della presenza, a guidare i passi della propria famiglia, della sua città, nella storia civile dell’intero paese, in tutti gli animi civili e le coscienze civiche, attraverso ciascuno di noi quando “coraggiosamente” parlando di mafia lo strapperemo all’oblio, insegnandolo nelle scuole, nelle pubbliche piazze, commemoreremo una stele che scrive una nuova pagina alla storia del sud martoriato, che non si piega alla mafia.
Pollica la città di Angelo Vassallo, da oggi è città di tutti gli italiani onesti, di noialtri meridionali con poche speranze nel cuore, noi i suoi cittadini tristi, del sindaco pescatore che amava la sua terra, il suo mare, e nel disprezzo della paura ha concesso la vita.
 Pollica  città che apprende dal suo sangue, e insegna dal sacrificio estremo in quale altro modo si opera il “diversamente possibile al sud”,  libero da falsità retoriche e immorali, che non devono tradirne memoria e valore.
                                  Ciao Sindaco
 Il senso della tua esistenza alleverà cittadini austeri e severi, perché dalla tua memoria nasceranno acque limpide e trasparenti per buone politiche da amministrare, anche con il colore del tuo sangue si coloreranno gli arcobaleni della legalità.
                                        Angela Maria Spina 


                                       (Riproduzione Riservata)



6 settembre 2010
tributo comparso sul web 
siti www."Noi donne.org" e su "acrinrete.info"


domenica 4 settembre 2011

Canto 81 di Erza Pound




  1. Quello che veramente ami rimane,
    il resto è scorie
    Quello che veramente ami non ti sarà strappato
    Quello che veramente ami è la tua vera eredità
    Il mondo a chi appartiene, a me, a loro,
    o a nessuno?
    Prima venne il visibile, quindi il palpabile
    Elisio, sebbene fosse nelle dimore d'inferno,
    Quello che veramente ami è la tua vera eredità

    La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
    Strappa da te la vanità, non fu l'uomo
    A creare il coraggio, o l'ordine, o la grazia,
    Strappa da te la vanità, ti dico strappala
    Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
    Nella misura dell'invenzione, o nella vera abilità dell'artefice.
    Strappa da te la vanità,
    Paquin strappala!
    Il casco verde ha vinto la tua eleganza.

    «Dòminati, e gli altri ti sopporteranno»
    Strappa da te la vanità
    Sei un cane bastonato sotto la grandine,
    Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
    Metà nero metà bianco
    Né distingui un'ala da una coda
    Strappa da te la vanità
    Come son meschini i tuoi rancori
    Nutriti di falsità.
    Strappa da te la vanità,
    Avido di distruggere, avaro di carità,
    Strappa da te la vanità,
    Ti dico, strappala.

    Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
    questa non è vanità

    Avere, con discrezione, bussato
    Perché un Blunt aprisse
    Aver raccolto dal vento una tradizione viva
    o da un bell'occhio antico la fiamma inviolata
    Questa non è vanità.
    Qui l'errore è in ciò che non si è fatto,
    nella diffidenza che fece esitare.

    Ezra POUND, Pisan Cantos, LXXXI (versi finali),
    trad. di Alfredo Rizzardi,
    ed. Garzanti - I grandi libri, pp. 190-195