venerdì 21 ottobre 2011

Nostra Signora della Pittura: Sofonisba

        


Sofonisba Anguissola (1532/3 - 1625)







 Figlia del ben noto pittore Amilcare Anguissola, piccolo nobile di Cremona, e di Bianca Ponzoni, prima di sette figli, a lei e al fratello Asdrubale spettò continuare, nel nome, la “saga cartaginese”, iniziata dal nonno Annibale e dal padre Asdrubale.

Contrariamente alle abitudini del tempo, ma con una lungimiranza e una modernità notevole, Amilcare Anguissola, pensò di coltivare le virtù delle sei figliole, avviandole non solo allo studio della letteratura e della musica campi già aperti all’esplorazione del talento femminile sebbene poco praticate dalla moltitudine di donne; ma anche della pittura, accendendo soprattutto intorno a Sofonisba grandi attese.

Accordatosi con il pittore Bernardino Campi, giovane
destinato  a una carriera folgorante nella Lombardia spagnola,
mandò a bottega le due figlie maggiori Sofonisba ed Elena
 affinché imparasseroa disegnare e dipingere.



Dopo il tirocinio Elena però decise di entrare in convento.
Certamente le due ragazze non frequentarono la bottega vera
 e propria, accanto a garzoni e apprendisti di ogni risma, ma 
ricevettero un’educazione all’arte, in particolar modo dedicandosi allo studio dei 
ritratti “dal naturale” e tralasciando, invece, l’invenzione di soggetti religiosi.


Sofonisba si specializzò nel ritratto e insegnò le tecniche alle sorelle.





Il padre di Sofonisba fu ottimo propagandista della figlia, più talentuosa delle altre provvedendo a promuoverne la fama nelle varie corti d’Italia, 
dove ebbe grande successo facendo  la fortuna della famiglia.

I dipinti più celebri di Sofonisba nascono in ambiente domestico,
Pittrice prolifica: più di 30 dipinti firmati sono a Cremona,
 con un totale di circa 50 opere
che con ogni certezza sono sicuramente tutte a lei attribuite.



Sofonisba Anguissola, tra le artiste più celebrate del suo tempo e nota ben oltre i confini dell’Italia, raggiungendo una notorietà al tempo assolutamente insolita ed eccezionale per una donna artista.
Grazie alla sua arte e al suo carattere riuscì a rompere con gli schemi sociali dell’epoca, assumendo un ruolo che allora pochissime potevano vantare.

Annoverata tra le prime donne artiste dell’era moderna, con la particolarità di essere elevata 
alla fama non come parente o moglie di pittori, ma in virtù di capacità proprie.

Certo, essendo nobile di nascita, come le sue sorelle, non esercita la pittura di mestiere vendendo le sue opere, ma limitandosi ad elargirle sotto l’egida del padre, di un marito, o addirittura di una corte.

Sofonisba e le sue sorelle esercitarono “nobilmente” la pittura, senza ricevere mai commissioni ufficiali , ma di sicuro ebbero privilegi, stoffe, gioielli o altri doni adatti al loro rango e riconoscimenti da altissimi personaggi della politica e dell’arte. 

La fama della Anguissola è dovuta soprattutto ai ritratti, che essa tratta in maniera del tutto personale, trasformandoli in scene di genere.

Ancor più vero quando i ritratti appartengono alla cerchia familiare, quando non è imperativo il formalismo dettato da soggetti la cui importanza non esclude del tutto il traguardo della 
raffigurazione dei moti dell’animo, in cui eccelle.


 Il suo dipinto "Ragazzo punto da un gambero" del 1555 entra a far parte della collezione di Cosimo I de’ Medici, duca di Firenze e si dice abbia ispirato il Caravaggio per il dipinto Ragazzo morso da un ramarro.


Negli anni Cinquanta la cultura artistica di Sofonisba fu ulteriormente sollecitata dal padre che provvide a stabilire contatti con Mantova, Ferrara, Parma, Urbino e infine con Roma per completare l’educazione della figlia e promuoverla presso quelle corti.


Dopo un breve soggiorno trascorso a Milano, presso la corte del duca di Sessa (probabilmente accompagnata, oltre che dai genitori, anche da Lucia), l’artista lasciò definitivamente la Lombardia, dove non avrebbe fatto mai più ritorno per tutto il resto della sua lunga vita, raggiungendo entro la fine dell’anno la Spagna.


Prese intensamente parte alla vita di corte, suscitando il commento e l’interesse di molti ambasciatori accreditati presso il re.

Anche se nessun documento ufficiale menziona mai, in alcun modo, il suo ruolo di pittrice-ritrattista, Sofonisba dipinse numerosi ritratti, ufficiali e non, dei personaggi principali della famiglia di Filippo Il e per alcuni mesi addirittura insegnò alla giovanissima regina a disegnare direttamente dal vero, sostituendo con tale novità le normali attività muliebri, come riferito da numerosi sbalorditi testimoni oculari.

ritratto di Isabella de Valois
Quando Isabella di Valois morì di parto nel 1568, tutte le dame del suo seguito tornarono alle famiglie d’origine; solo Sofonisba, affranta, rimase presso la famiglia reale probabilmente perché il rientro a Cremona, a un’età ormai matura e dopo quasi dieci anni trascorsi a corte, sarebbe risultato inadeguato al rango e alla fama acquisiti.


 Da questo momento in poi sarà al seguito delle due infante, Isabella Clara Eugenia e Caterina Micaela, continuando sempre a dipingere.

 L’intrinseca complicità scaturita dall’incontro spagnolo di Sofonisba con la regina-bambina Isabella riuscì felicemente a lenire il comune quanto doloroso distacco che entrambe le giovani donne avvertirono verso le rispettive radici domestiche, ma la pur sensibile differenza d’età innescò una relazione di sapore “materno” così intensa da trasferirsi al successivo ramo dinastico di generazione femminile, coinvolgendo le infanti Caterina Micaela e Isabella Clara Eugenia anche dopo la prematura e inaspettata scomparsa della madre.



ritratto dell'Infanta Caterina Micaela
ritratto dell'Infanta Caterina Micaela
Quando più tardi convoleranno entrambe a nozze e abbandoneranno i luoghi natali per installarsi nelle residenze straniere degli illustri consorti, non esiteranno a imporre una deviazione al loro itinerario di viaggio per sostare in Liguria e incontrare l’antica governante installata a Genova (città anch’essa in stretti rapporti con la corona iberica), che in quei frangenti alimenterà la memoria di quei comuni trascorsi con un omaggio ritrattistico.

Nel 1573 Sofonisba sposerà per procura Fabrizio Moncada, cadetto di una nobile casata siciliana. Il matrimonio però non avrà fortuna, perché il marito affoga cinque anni dopo nel viaggio in mare verso la Spagna, quando la sua nave viene attaccata dai pirati.

 Il secondo matrimonio a Pisa con il genovese Orazio Lomellini è del 1579, contro il volere della corte spagnola e del fratello che l’ha accompagnata nelle peregrinazioni italiane successive alla vedovanza.
Il nuovo marito, capitano di nave, appartiene ad una nobile casata, ma è solo un figlio naturale, e in più dedito completamente all’attività marinara e mercantile.


La pittrice, ormai alle soglie della vecchiaia, si trasferisce a Genova, dove continua a lavorare, intrattenendo rapporti con gli artisti locali. Nel frattempo, il marito si arricchisce e i due si trasferiscono definitivamente a Palermo intorno al 1615, comprano casa nell’antichissimo quartiere arabo di Seralcadi e forse qui cessa di dipingere a causa del progressivo indebolimento della vista, anche se probabilmente fu consultata ancora quando si commissionarono a Genova i dipinti per la chiesa di San Giorgio retta dalla Nazione dei genovesi.



Il 16 novembre 1625 Sofonisba muore, dopo una vita ricca di incontri con personaggi illustri e di soddisfazioni artistiche.
Sepolta nella chiesa di San Giorgio, dove sette anni dopo Orazio 
Lomellini, farà apporre in suo ricordo una commossa lapide commemorativa.

Non ebbe figli, ma dovette stabilire contatti cordiali con i lontani nipoti di Cremona (ricordano le fonti che una figlia di Europa Anguissola, Bianca, mantenne rapporti epistolari con la zia) e con Giulio, un figlio naturale di Orazio Lomellini, che in suo onore battezzò Sofonisba una delle sue figliole.

Considerati i tempi, una vita fuori del comune per un’artista che ha dato molto al suo tempo e che conserva ancora oggi un fascino tutto particolare.


Nel 1624, a poche settimane dallo scoppio di una tremenda epidemia di peste che sconvolse Palermo, Sofonisba ricevette la visita del giovane Anton Van Dyck, chiamato in città per dipingere il ritratto del viceré Emanuele Filiberto di Savoia, affascinandolo con la propria lucidità e vivacità di conversazione, tanto da indurlo a redigere una memorabile pagina di appunti pro-memoria nel proprio album italiano.






Sofonisba Anguissola e le sorelle
Sofonisba Anguissola e le sorelle
La peculiarità della sua vicenda biografica risiede in quelle trame affettive ordite tra le protagoniste femminili della sua famiglia, strutturata con ben sei sorelle unitamente versatili nell’esplorare i fertili territori della pittura, mentre il solo fratello Asdrubale ignorò tali interessi umanistici.

Sofonisba incarnò quel modello femminile in grado di sommare l’antico sapere devoluto nella gestione del focolare domestico alla padronanza di nuove e gratificanti strategie d’intrattenimento sociale.


Anche la lungimiranza del padre Amilcare concorse a promuovere l’espandersi dei talenti filiali, avviando nel 1546 le discendenti maggiori – Sofonisba ed Elena (1536-1586) – ad apprendere le tecniche del dipingere presso il conosciuto pittore locale Bernardino Campi (dal 1546 al 1549), e più tardi rivelando opportuna abilità diplomatica nel magnificare le capacità ritrattistiche della più fortunata primogenita per diffonderle, in un circuito intellettuale di vasto raggio.



Se i riscontri positivi premieranno con solerte disponibilità le fiduciose attese di Amilcare, alimentandole con richieste di commissioni o tangibili elogi espressi da eminenti personaggi del mondo intellettuale come Annibal Caro, Francesco Salviati e Rubens; anche il misogino Giorgio Vasari, durante la stesura delle Vite, si recherà nel 1566 in casa Anguissola per verificare la forza dell’indole inventiva irradiata dalla “virtuosa nobildonna”, frattanto insediata presso la corte spagnola.

La somma autorità di Michelangelo nel 1554 intesse apprezzabili lodi d’incoraggiamento all’indirizzo della giovane cremonese.

 L’immediatezza della mimesi naturalistica si ritrova in Sofonisba col  "Ritratto di Lucia Anguissola", disegno che sorprende la sorella con lo sguardo sollevato dal libro ancora aperto alla lettura per volgere direttamente verso l’esterno gli occhi sgranati (connotato che diventerà “cifra” per rappresentare e riconoscere i visi femminili della famiglia).

La penetrante investigazione leonardesca, la ricerca sugli umori irradiati dagli stati d’animo s’intensificano ulteriormente nel quinquennio 1555-’60, nel sorriso sornione indice di scaltrita conoscenza delle cose mondane fino alla lenticolare meticolosità dell’indagine fiamminga estesa anche ai molteplici inserti narrativi di natura morta disseminati nelle scene pittoriche.

 Ricordi sentimentali si enucleano d’altronde nel "Ritratto di dama" dipinto nel 1556 e adesso custodito presso la Galleria Borghese di Roma, captando con lucida osservazione analitica la sussurrata effusione che emana dall’espressione femminile, forse corrispondente al personaggio materno.

Scarsa rimane la documentazione per ricostruire cronologicamente la produzione della pittrice cremonese in terra spagnola, oltretutto parzialmente perduta in un incendio divampato nell’Alcazar della capitale.

 Nel "Ritratto d’Isabella di Valois" con miniatura, terminato intorno al 1565, conservato al Prado e appartenente ad una nutrita serie di rappresentazioni dedicate alla giovanissima regina durante la sua breve parabola matrimoniale, Sofonisba trasporta l’emozione della visione affettiva, comunicata nella delicata espressione di dolcezza impressa sul volto della regale fanciulla, attraverso moduli parmensi (Correggio) e raffinate eleganze toscane (Bronzino).
Alla metafisica fissità del ritratto aristocratico, Sofonisba unisce il contributo di approfondire la vitalità psicologica del soggetto indagato.

Superando gli schemi stabiliti nella ritrattistica cinquecentesca, poi codificati nel modello di traduzione veneta impostato proprio in Spagna da Tiziano con l’archetipo iconografico di Carlo V, l’artista padana rompe la staticità della postura aristocratica.

Anche le figure maschili beneficiano dello sguardo sensibile effuso da Sofonisba, aperto a una serena compostezza espressiva e ad un tono quasi “familiare”,  sebbene chiusa all’interno del severo abbigliamento in nero imposto dall’ormai insorgente clima controriformista, che domina il Ritratto di Filippo II al Prado.

A qualche anno prima dovrebbe risalire il Ritratto di Alessandro Farnese a Dublino, modello di felice esito iconografico adottato in seguito da Taddeo Zuccari per proporre l’adolescente effigie del personaggio principesco, educato presso la corte reale, negli affreschi del palazzo Farnese a Caprarola.

 All’ultimo periodo del soggiorno a Madrid appartengono "Ritratto di Isabella Clara Eugenia e Ritratto di Caterina Micaela, difatti databili intorno al 1573, simili nell’inquadratura a tre quarti ed entrambi offuscati da una nota dolente sulle delicate movenze del volto col solenne rigore dell’abito scuro, corredo sostanzialmente inusitato nella sensibile rappresentazione dell’infanzia legittimata dall’artista, ma in cui s’inscrive la memoria luttuosa relativa al contemporaneo evento di traslazione all’Escorial delle spoglie materne. 
A Genova Sofonisba rimarrà fino al 1615




Bibliografia

Un mondo di donne, Pratiche Editrici, 2003, MilanoCuratore
S. Zucchi, Pittura in Lombardia dall’età spagnola al Neoclassicismo, Electa,1999,Milano
E. Larsen, Van Dyck, Classici dell’Arte, Rizzoli, 1980, Milano
Curatore R. Belton, L’arte, Logos, 2004, Modena
S. Laurenti “Le grandi donne pittrici  tra Cinquecento e Seicento”

venerdì 7 ottobre 2011

L'impronta Jobs. Il Capitano, l'Esteta e il Filosofo dell'Era Digitale.




              



Il contributo che Steve Jobs ha lasciato alla storia dell'industria americana, è un lascito all'economia dei nostri tempi. Ma leggendo tra le righe di questo fenomeno c'è spazio per almeno due espressioni efficaci, nei giorni del tributo al grande capitano d'industria: Formidabile e Indefinibile. 
Espressioni che tracciano il solco alla eredità di Jobs.

Non è difficile dire che cosa l'azienda Apple sia realmente diventata sotto la sua guida ispiratrice: colosso mondiale del settore informatico.

Probabilmente passerà del tempo prima che la Apple potrà ripetere gli stessi exploit di ricavi; tanto da prolungare quella corsa forsennata verso nuove e sempre più consistenti vendite di prodotti.

 Poco conta ma è lecito chiedersi perciò se  sia possibile sdoganare una ricetta Stive Jobs e interpretare la "Filosofica" "teoria Jobsiana".





 L'eredità che Jobs ci lascia infatti non ha alcun che di misterioso, è prima di tutto un'impresa informatica: in origine, con la gamma dei Macintosh e poi dei iMac, Fu il computer di nuova concezione, fulgido come un pensiero cristallino.
 Poi venne l'iPod con annesso l'ipermercato virtuale iTunes e fu la eternizzazione del pensiero in fieri e in potenza: così Apple invase e cambiò il business musicale. 
Fu la volta  dell'iPhone: ovvero una società telefonica che trasforma ciascun possessore di telefono in divinità lacustre.
 E infine fu l'iPad: Jobs come reinventore del mondo dell'informazione e dell'editoria: desiderio di conoscenza incarnazione della divulgazione più spinta immediata e benevola. 

Con gli Apple Store giganteggia nella distribuzione, e il coraggio di osare, trova forma e contenuti, non certo apparenti ma consistenza indiscussa e incontrastata. 










Jobs il Capitano dunque, l'Esteta e il Filosofo. E' stato un po' di tutto questo. 
Ciò spiega in parte, il fantastico sorpasso di Borsa sulla Microsoft, il balzo verso il primato mondiale assoluto tra le imprese tecnologiche e la tragica inimmaginabile conclusione umana, crocevia tra fine solo fisica ed eternizzazione dell'intuizione.

Tutto questo suona ancora più sorprendente per un'azienda che sembrava moribonda, Apple stava letteralmente scomparendo quando Jobs vi fece il suo ritorno dopo un lungo divorzio.

 John Sculley, sfortunato chief executive dal 1983 al 1993 sostiene  "La gente parla di tecnologia, ma la verità è che Apple è stata un'azienda di marketing. L'azienda di marketing del decennio". 

E Jobs ne diventa il Guru.

Tutti amavano il guru, il mondo intero si era talmente abituato ai trionfi di Jobs, che le sue innovazioni adesso ci sembrano perfino scontate. Ma in realtà non lo erano per nulla tanto che mutarono menti e pensieri.
Jobs fu anche per molti versi filosofo tanto da indurci a immaginare una Scuola Jobs, che ha fino ad oggi dettato legge e sembra quasi scontato che potrebbe continuare a farlo: soprattutto per le ricerche sul design, sulle forme della bellezza, in altre parole ha forse raggiounto il traguardo dell'armonia e della bellezza delle forme informatiche. 

Dopo Steve Jobs, la fusione tra estetica e tecnologia sarà un obbligo continuare ad eguagliare e far sopravvivere, o magari anche semplicemente superare.
 I suoi computer sono stati per molti oggetti del desiderio status-symbol, adottati da chi era anche in grado di dettare mode e stili.
 In fatto di tecnologia, la loro interfaccia grafica conquista fin da principio nicchie di utenti sofisticati e in grado d'influenzare grafici, pubblicitari, giornalisti, case editrici. Tutti Ammaliati da Jobs. 

 Il caso dell'iPod è forse il più clamoroso esempio di reinvenzione di un prodotto già esistente: gli mp3 nati per ascoltare musica.
 Jobs aggiunse, oltre al design dell'iPod ben più seducente di ogni altro predecessore, anche la novità di iTunes, magazzino virtuale di tutta la musica umana. Convincendo  generazioni di "pirati", abituati a copiare gratis i brani musciali, a soggiacere al micro-pagamento di 99 centesimi. Da allora, sembra quasi che la musica digitale l'abbia inventata Apple, perché l'epoca pre-iPod sembra preistoria. 
In fine come non tenere conto del modo in cui Steve Jobs gestiva la comunicazione: contravvenendo a tutte le regole, con la sua Rivoluzione migliore.

La sua era per il 99% del tempo Non-comunicazione, Anti-comunicazione: poche aziende hanno trattato male i giornalisti come Apple e nessuna ha ricevuto in cambio così tanta pubblicità gratuita. 
L'alone di leggendaria segretezza che Jobs imponeva a tutti i suoi collaboratori, la caccia spietata contro i responsabili delle fughe di notizie, costruivano attorno al quartier generale di Cupertino un clima mitico d'impenetrabilità.
 Ma anziché provocare ostilità o indifferenza, questa strategia alimentava attese parossistiche prima del lancio dei nuovi prodotti. 

Infine appariva Lui : Jobs il Profeta, osannato dai seguaci come fossero appartenenti a una setta religiosa; devoti stregati dal fascino e dall'intelligenza. 
Poche marche nella storia dell'industria moderna hanno saputo conquistarsi un simile patrimonio di fedeltà:  Ferrari o Rolex, ma di certo nessun produttore di beni di massa, venduti a decine o centinaia di milioni di esemplari nel mondo.

Nel sondaggio annuo della rivista Fortune, Apple è risultata come l'azienda più ammirata del mondo per tre anni consecutivi, nel 2008, 2009 e 2010. 

La "filosofia"che Jobs ha portato alle estreme conseguenze, è figlia per molti versi della Silicon Valley, cioè dell'economia intraprendente e forse spietata. 
E' il prodotto che alcune generazioni di imprenditori innovativi radicati nella West Coast degli Stati Uniti hanno generato con intraprendenza e giovanile leggerezza.
E' il prodotto di una economia - quella americana -  in cui l'organizzazione aziendale "piatta", cioè poco gerarchica, la flessibilità, lo stile ostentatamente ludico e giovanilista da "campus", il premio ai geni creativi trasgressivi e ribelli, riesce a generare comunque vitalità e dinamismo. Basta ricordarsi della storia iniziale della Microsoft, così come della genealogia di Google o Facebook.

 Apple ha restituito all'America la speranza che la globalizzazione e le delocalizzazioni manifatturiere in corso ormai da anni, non impediscono di conservare un ruolo pregiato, un  luogo di "concezione, progettazione", di fabbrica delle idee. 
Forse anche inventando l'etichettatura del "designed in California", Jobs diede della cultura californiana un'interpretazione particolare, che seppe certamente coniugare con il suo proprio personale stile Jobs.
                                               


Ma sarà bene anche ricordare una parte di quello stile personale furiosamente autoritario che intendeva "spremere" i suoi talenti migliori umiliandoli e mettendoli in competizione fra loro. Praticò un rigore maniacale nello scartare nove progetti prima di approvarne uno, e solo a quel punto concentrava tutta l'attenzione sul prodotto nuovo che contemplava prima di tutto qualità, e soddisfazione del cliente.

Non siamo in grado di stabilire se la ricetta Jobs sarà ripetibile, attraverso un nuovo Jobs, forse perché alla fine la sua magìa si accendeva solo nell'esatto momento in cui saliva sul palco e l'affabulatore ipnotizzava le sue masse, quelle che lo appartenevano. Ginnico e suadente con flessuoso stile presentava nelle sue eleganti mani un nuovo elemento degno di nuova venerazione magari sempre più sottile ed efficacissimo. 

Forse in quella alchimia c'era tutta intera l'arte, lo stile e non solo l' economia industriale.  


                                        Cleofe Barziza


                                         


giovedì 6 ottobre 2011

Amalia Rodriguez: Alma do Fado


 Lisbona 23 luglio 1920 - Lisbona 6 ottobre 1999



Se l'affermazione voce del Portogallo per Amalia Rodriguez  non risulta retorica allora l'affermazione Anima del fado è più opportuna.


 Cinquanta anni di carriera, centinaia di concerti in tutto il mondo ed almeno 170 dischi per un pubblico internazionale. Un pubblico di estimatori soggiogato dal fascino della sua voce e dall'espressività delle sue interpretazioni, al punto che in molti non hanno avuto neppure bisogno di capire la lingua portoghese per captarne il messaggio emotivo. 


Amalia Rodriguez inizia la sua brillante carriera a diciannove anni, raggiunge ben presto livelli altissimi di notorietà e di cachet; incide i suoi primi dischi a 78 giri nel 1945, e guadagna una considerevole notorietà, quando arriva al Teatro Olympia di Parigi, che la consacra Diva internazionale del panorama musicale
                                           


                                                                   


Dall'incontro con un geniale musicista franco-portoghese Alain Oulman, che le mette in musica i testi dei migliori poeti portoghesi, le si spalanca una nuova fase della carriera che  la impone all'attenzione della critica e la consacra fra le grandi artiste di tutti i tempi.

Al suo repertorio originale è composto quasi unicamente di fado: musica popolare portoghese caratterizzata dall'uso della guitarra portuguésa e della viola do fado, che produce straordinarie melodiose armonie di bassi e di tonali. 


La Rodriguez seppe imprimere un carattere profondo a canzoni struggenti ed appassionate che hanno messo insieme e mescolato il senso del "fatum": il destino della cultura classica, con quello della saudade portoghese; a temi del dolore, della sofferenza, della separazione e della lontananza; che è come se venissero disciolti in una bevanda amara e suadente che graffia l'anima.






La Grande interprete portoghese, aggiunge ben presto le canzoni popolari e folcloristiche al suo vasto repertorio musicale, scatenando in tutta Europa il revival di questo genere; coinvolgendo con la sua intensa voce un tripudio di emozioni discordanti. L'agile timbro cristallino della giovinezza,  il colore speciale dei suoi suoni gravi, il timbro rugginoso e lacerato della tarda età inconfondibilmente "Rodriguez",  è incrinato da una ferita mai rimarginata: la <<malattia del vivere>>. 

Un suono remoto, la sua inconfondibile voce metafisica, declinata dagli accordi della chitarra che scivola su melodie intrise di nostalgia: Tudo isto é fadotutto questo è fado come titola una delle sue canzoni-manifesto. Di lei possiamo rendere solo il Modo e lo stile del vivere, che rappresentano forse l'espressione più autentica dello stesso spirito lusitano. 

Il suo testamento spirituale è contenuto nelle parole della splendida Cansaço, ma ancor più nei testi che lai stessa aveva composto, fin dai primissimi anni: emblematica la sua Estranha Forma de Vida; ma imperdibili anche Ai, esta pena de mimAi, as gentes; ai, a vida!Grito e soprattutto Lágrima, ormai divenuta un classico che tutti hanno cantato e canteranno. 

Amalia Rodriguez ha folgorato il fado.

Il fado (dal termine latino fatum, fato) è stato trasformato da musica popolare degli ambienti malfamati al confine tra lugubre malavita di periferia e delinquenza urbana dei sobborghi, a canto struggente di passione e di profondo  intenso sentimento dell'animo.

Come è avvenuto per il Tango Argentino per il Rebetiko Greco, o per la canzone tradizionale napoletana, alcuni tra svariati esempi; l'interpretazione del fado è con Amalia sentimento in musica, trasformato grazie al suo magnifico talento, in autentica poesia musicata; sintesi perfetta di impercettibili commistioni e di evidenti contaminazioni tra generi che rappresentano gli emblemi della cultura umana.  






  

Lo scrittore brasiliano Orestes Barbosa, considera il fado come il figlio dell'emigrazione portoghese in Brasile. 

Anche di recente invece il filologo e musicologo Jaquim Paìs de Brito, ha riconosciuto al fado una contaminata origine di influenze musicali e poetiche che mettono insieme influenze arabe soprattutto nella modulazione della voce; con influenze rurali, relative quelle dei toni maggiori insieme a numerosi altri elementi caratterizzanti. 


Il fado formatosi nei quartieri di Lisbona a ridosso degli ambienti portuali è stata un'espressione spontanea del popolo lisboeta; questa affermazione  a cui giunge  Paìs de Brito, è confermata, sia dai contenuti che sono descritti attraverso i personaggi del fado tradizionale, sia dalle nostalgiche sonorità.
Amalia Rodriguez  allarga  gli orizzonti del fado,  forse in modo del tutto inconsapevole e spontaneo, facendolo conoscere in tutta Europa e nel mondo. Inoltre aprendo a testi ed armonie molto complessi, fissa parametri esecutivi singolari confermati dalla sua straordinaria carriera.


In molti negli ultimi decenni hanno cercato di imitarla e trarre ispirazione dalla sua potenza, ma  nonostante i mass media tentino con monotona regolarità di attribuire a questa o a quella nuova voce l'etichetta di "erede di Amália"; la sua grandezza e unicità che ha abbellito la storia resta unica e straordinaria. 



Alla metà degli anni settanta, la Rodriguez durante la cosiddetta Rivoluzione dei Garofani è presa a bersaglio, tanto da essere duramente discrimina per esser stata pur senza sua colpa, un simbolo del Portogallo del dittatore Salzar. 


Esiliata dal suo paese, intensifica le tournée all'estero fino al momento in cui scopre di essere affetta da un tumore. 


Riabilitata - dopo dieci anni - da un governo socialista, dovrà rassegnarsi a lasciare il palcoscenico e vivrà i suoi ultimi anni in ritiro nella sua celebre casa di Rua S. Bento, a Lisbona, dove morirà il 6 ottobre del 1999. 


Riposa fra i grandi portoghesi di tutti i tempi nel Pantheon di Lisbona 




 Nel 1929 lo scrittore portoghese Fernando Pessoa scriveva :
« Il fado non è né allegro né triste, è la stanchezza dell'anima forte, l'occhiata di disprezzo del Portogallo a quel Dio cui ha creduto e che poi l'ha abbandonato: nel fado gli dei ritornano, legittimi e lontani... »

Amália diceva invece, più semplicemente, che il fado "è destino". Da qui il fatalismo, la melanconia e la saudade – una forma sublimata di nostalgia che fa emergere un sentimento "cosmico".

La radice ancestrale di questo sentimento Amália lo descriveva così: Non sono io che canto il fado, è il fado che canta me.

Oltre al fado, Amália ha prestato la sua voce anche alla musica italiana, interpretando brani moderni come "La tramontana" di Antoine; nella musica popolare in  "La bella Gigogin", nell'Inno risorgimentale  italiano; ed in brani siciliani come "Vitti 'na crozza" e "Ciuri ciuri" ma anche in brani napoletani come "La tarantella"; nonché in due splendidi duetti con Roberto Murolo "Dicitincello vuje" e "Anema e core".




                                                          Cleofe Barziza

martedì 4 ottobre 2011

Mercedes Sosa: La Negra Cantora della Vita.


          La Cantora della Dolcezza e della Vita, così 
                 considero la grande interprete argentina.



La "Cantora Popular "  La Negra, nata a San Miguel de Tucuman il 9 luglio del 1935 e morta a Buenos Aires il 4 ottobre del 2009, è indiscusso e importante simbolo dell'America meridionale in lotta per i diritti civili contro la dittatura per la pace, espressione profonda e fedele del pieno intenso e incondizionato abbraccio alla vita.


                                         

Della sua biografia e musicografia si devono considerare il senso ed il valore che le danze e la canzone popolare, hanno rappresentato per lei stessa e che rappresentano per l'intero popolo argentino di ogni tempo, specie quando le une e le altre diventano strumenti di rappresentazione della vita quotidiana e soprattutto della concitata storia argentina.


 Una serie di concerti tenuti presso l'Università pubblica e l'uscita del primo disco Canciones con fundamento  la consacrano ad icona della Libertà trasformandola ben presto in simbolo dell'intero sudamerica.


 La scelta di cantare brani di Milton Nascimento, Pablo Milanes, Teresa Parodi Charly Garcìa, Fito Paez e Raimundo Fagner, contribuiranno al suo successo almeno quanto i duetti con Roberto Goyeneche uno dei maggiori cantanti di tango unitamente ad altri grandi artisti internazionali che la faranno guadagnare prestigiosi riconoscimenti della musica latino americana con i Latin Grammy Awards.  




                                                      



Nel marzo 1997, Mercedes Sosa rappresenta l’America Latina e le isole caraibiche, in veste di Vice Presidente della Commissione per la stesura della Carta della Terra: il convegno stila un documento per la Tutela dell’Ambiente equivalente alla Carta dei Diritti Umani.




                                                       Cleofe Barziza




Discografia di Mercedes Sosa 


Canciones con Fundamentos (1965)

2. El cachapecero
(Ramón Ayala)

3. El cosechero
(Ramón Ayala)
4.
 El jangadero
(Ramón Ayala)

5. El viento duende
(M. O. Matus - A. Tejada Gómez)

6. Ky Chororo
(A. Zampayo)

7. La de los humildes
(M. O. Matus - A. Tejada Gómez)

8. La Pancha Alfaro
(M. O. Matus - A. Tejada Gómez)

9. La zafrera
(M. O. Matus - A. Tejada Gómez)

10. Los inundados
(A. Ramírez - G. Aizemberg)

11. Zamba de la distancia
(M. O. Matus - A. Tejada Gómez)

12. Zamba del riego
(M. O. Matus - A. Tejada Gómez)

Yo no canto por cantar (1966)
1. Zamba para no morir
Hamlet Lima Quintana

3. Los inundados
Aizemberg/Ramírez

4. La solitaria
Moncho Mieres

5. Zamba azul
A. T. Gómez-Tito Francia

6. Tonada de Manuel Rodriguez
Pablo Neruda

7. Zamba al zafrero
Gómez/Matus

8. Quena 
9. Mi canto es distancia
O. Matus / D. Paeta

10. Chayita del vidalero
Ramón Navarro

11. Cancion para mi america
Daniel Viglieti

12. Zamba del riego
A. T. Gómez/Matus
Hermano (1966)
1. Hermano
H. Lima Quintana / Carlos Guastavino

2. Chacarera del 55
Hnos. Nuñez

3. Para mañana
Hnos. Nuñez

4. Pescadores de mi rio
Chacho Muller

5. Coplera del viento

6. Quiero ser luz
Daniel Reguera

7. Zamba del chaguanco
Hilda Herrera - A. Nella Castro

8. Tristeza
Hnos. Núñez
9. La bagualera
Ariel Petrocelli

11. Monte chaqueño
Angel Kelo Palacios

12. Esto azul
H. Lima Quintana / Eduardo Aragón
Para cantarle a mi gente (1967)
1. Para cantarle a mi gente
Héctor Negro / Osvaldo Avena

2. El carbonero
A. Ariel / J. Cidade

3. Cancion de cuna para dormir a un niño
Hilda Herrera / Antonio Nella Castro

4. La copla perdida
Ramón Navarro

5. Canción de las cantinas
Rolando Valladares

6. La oncena
Eduardo Lagos / Juan Goñi

7. Juanito laguna remonta un barrilete
I. Cosentino / H. Lima Quintana

8. El cachapecero
Ramón Ayala

11. Los machetes
Hnos. Nuñez

12. Cancion para despertar a un negrito
C. Isella / N. Guillén
Zamba para no morir (1968)
1. Gracias a la vida
Violeta Parra

2. María va (en vivo)
Tarrago Ros

3. Si se calla el cantor (con Horacio Guarany)
Horacio Guarany

4. La arenosa
Leguizamón y Castilla

5. Zamba de Lozano (con Santiago Bértiz)
Leguizamón y Castilla

6. Chacarera de un triste
Hermanos Simón

7. Al jardín de la república
Virgilio Carmona

8. Zamba para no morir
Hamlet Lima Quintana

9. La flor azul
Gallo/Villar

10. Pedro Canoero (con Teresa Parodi)
Teresa Parodi

11. Parte del aire (con Fito Páez)
Fito Páez

12. Los hermanos
Atahualpa Yupanqui

13. Años (en vivo)
Pablo Milanés

14. Juana Azurduy
Felix Luna - Ariel Ramírez

15. Alfonsina y el mar
Felix Luna - Ariel Ramírez

Con sabor a Mercedes Sosa (1968)
1. La añera
Arsenio Aguirre/Atahualpa Yupanqui

2. Cuando te fuiste
C. Jaimes / J. Barraza

3. El 180
Recop. A. Chazarreta

4. Zamba del regreso
5. Vallecito
Buenaventura Luna

6. Al jardin de la republica
Virgilio Carmona

7. Luna tucumana
Atahualpa Yupanqui

8. Amargura
Julio Argentino Jerez

9. Pobre mi negra
Recop. Gómez Carrillo

10. Criollita santiagueña
Atahualpa Yupanqui

11. Quien te amaba ya se va
A. Rodríguez Escudero

12. Viva jujuy
Rafael Rossi
Mujeres Argentinas (1969)
Navidad con Mercedes Sosa (1970)
1. Navidad en verano

2. La cruz del niño

3. Negrita martina

4. A media luna

6. Ay para navidad

7. Navidad

8. Cancion de cuna de la torcaz

9. La navidad de juanito laguna

10. Navidad y despues

11. Cancion de cuna navideña

El grito de la tierra (1970)
1. Cancion del centauro
A. Tejada Gómez / I. Cosentino

2. Duerme negrito (testo e traduzione)

4. Balada de marzo
A. Tejada Gómez / Palmer

5. Picapedrero
A. Petrocelli / Víctor Heredia

6. La pomeña
M. J. Castilla/Gustavo Leguizamón

7. El fiero
Hilda Herrera / M. Durán

8. Ay soledad
Chacho Muller

9. Cancion con todos
A. T. Gomez/ CésarIsella

10. Desde el regreso
Mario Ponce / Valles

11. Que se vengan los chicos
Eugenio Carlos Inchausti

12. Guarden la luna
Víctor Gentilini / J. J. Agüero
Homenaje a Violeta Parra (1971)
1. Defensa de Violeta

2. Gracias a la vida

3. Según el favor del viento

4. Arriba quemando el sol

5. Me gustan los estudiantes

6. Volver a los 17

7. La carta (con Quilapayún)

8. Qué he sacado con quererte

9. La lavandera

10. Rin del angelito

11. Los pueblos americanos
Cantata Sudamericana (1972)
1. Es Sudamérica mi voz

2. Canta tu canción

3. Antiguos dueños de flechas

4. Pampa del Sur
5. Acércate cholito

6. Oración al sol

7. Sudamericano en Nueva York

8. Alcen la bandera
Hasta la victoria (1972)
2. Juancito caminador
E. Gómez / González Tuñón

3. Hombre en el tiempo
C. Isella / A. Tejada Gómez

4. La arenosa
Gustavo Leguizamón y M. J. Castilla

5. Campana de palo
M. Elena Walsh

6. Hasta la victoria
Aníbal Sampayo

7. Los hermanos
Atahualpa Yupanqui

8. Plegaria para un labrador
Víctor Jara

9. El violin de becho
Alfredo Zitarrosa

10. La pobrecita
Atahualpa Yupanqui

11. Cruzando por la ciudad
Aníbal Sampayo

12. Canto vital
M. Ponce
Traigo un pueblo en mi voz (1973)
1. Cuando tenga la tierra
Daniel Toro / Ariel Petrocelli

2. A mi hermano miguel
C. Ritro / C. Vallejos

3. Hermano dame tu mano
J. Sánchez / J. Sosa

4. Alla lejos y hace tiempo
A. Ramírez / A. Tejada Gómez
5. Triunfo agrario
C. Isella / A. T. Gómez
6. El alazan
Atahualpa Yupanqui

7. Terceto autoctono
A. Gallegos / C. Vallejos

8. Arana
Hermanos Nuñez

9. Vidalita de la paz
A. Ramírez / J. L. Ortíz

10. Si un hijo quieren de mí
A. Ramírez / J. L. Ortíz
Mercedes Sosa (1973)
A que florezca mi pueblo (1975)
1. A que florezca mi pueblo
Damián Sánchez/Rafael Paeta

2. Cuanto trabajo
Gloria Martín

3. Ay este azul
Pancho Cabral

4. Zamba de lozano
Armando Tejada Gómez/Tito Francia

5. Regreso a la tonada
Armando Tejada Gómez/Tito Francia

6. Chacarera de un triste
Hermanos Simón

7. Cuando estoy triste
Damián Sanchez /José Pedroni

8. Algarrobo algarrobal
L. Cinaglia Espinosa / o. Panferrada

9. Marron
Jorge Sosa - Damián Sanchez

10. Juanito laguna se salva de la inundación
E. Falú / J.Dávalos

11. Subo bello jilguero
Rolando Valladares/ D. R.

12. Se equivoco la paloma
C. Gustavino / R. Alberti
Mercedes Sosa 76 (1976)
1. La mamancy
César Isella/Armando Tejada Gómez

2. Poema 15
José Barroso

3. La trunca norte
O. Além / R. Mercado

4. Las estatuas
M. Elena Walsh

5. Drume negrita
Bola de nieve

6. Cantor de oficio
A. Morelli

7. Los pueblos de gesto antiguo
H. L. Quintana / Tacúm Lazarte

8. La cuna de tu hijo
D. Sánchez / J. Pedroni

9. Peoncito de estancia
Linares Cardozo

10. Muchacho pelador
Osvaldo Costello

11. Cuando voy al trabajo
Víctor Jara
Mercedes Sosa interpreta a Atahualpa Yupanqui (1977)
1. Piedra y camino
Atahualpa Yupanqui

2. Guitarra dímelo tú
Atahualpa Yupanqui

3. Chacarera de las piedras
Atahualpa Yupanqui - Paula Pepín

4. Tú que puedes vuélvete
Atahualpa Yupanqui

5. La viajerita
Atahualpa Yupanqui

6. Los hermanos
Atahualpa Yupanqui

7. Criollita santiagueña
Atahualpa Yupanqui

8. La alabanza
Atahualpa Yupanqui - Hnos. Díaz

9. La arribeña
Rec. Atahualpa Yupanqui

10. Duerme negrito
Rec. Atahualpa Yupanqui

11. Zambita de los pobres
Atahualpa Yupanqui

12. El alazán
Atahualpa Yupanqui
Serenata para la tierra de uno (1979)
1. La paciencia pobrecita
María e. Walsh / Oscar Além

2. El cosechero
Ramón Ayala

3. Cuando muere el angelito
E. Inchausti / M. Ferreyra

4. Viejo caacati
E. R. Maciel / A. Mansilla

5. Serenata para la tierra de uno
María Elena Walsh
6. Volveré siempre a san juan
A. Ramírez / A. Tejada Gómez

7. En la siesta
Chacho Muller

8. Pueblos tristes
Otilio Galíndez

9. ky chororo
Anibal Sampayo

10. El mundo prometido a juanito laguna
J.Esperanza / C.Mendoza
A quien doy (1980)
1. A quien doy
Julio Lacarra

2. Zamba del laurel
A. T. Gómez/G. Leguizamón

3. La flor azul
Mario Arnedo Gallo/ A. R. Villar

4. Cuando me acuerdo de mi pais
Patricio Manns
5. Los mareados
J. Carlos Cobián/ Enríque Cadícamo

6. Maturana
Gustavo “Cuchi” Leguizamón

7. Cancion de las simples cosas
César Isella/ G. Leguizamón
8. Santafesino de veras
A. Ramírez / M. Brascó

9. Mis ganas
M. E. Walsh / Jairo

10. Pollerita colorada
G. Leguizamón / M. J. Castilla

Mercedes Sosa en Argentina (1982)
1. Drume negrita
Bola de nieve

2. Sueños con serpientes
Silvio Rodriguez

3. María María
FernandoBrant/Nascimento

4. Al jardín de la república
Virgilio Carmona

5. Gracias a la vida
Violeta Parra

7. Como la cigarra
M. E. Walsh

8. Sólo le pido a Dios (con León Gieco)
León Gieco

9. La flor azul
Gallo/Villar

10. Los hermanos
Atahualpa Yupanqui
11. La arenosa
Gustavo Leguizamón y M. J. Castilla

12. Años
Pablo Milanés

13. Los mareados
J. Carlos Cobián/ Enríque Cadícamo

14. Cuando ya me empiece a quedar solo (con Charly García)
Charly García

15. Volver a los 17
Violeta Parra

16. Fuegos en Anymaná
A. T. Gomez/César Isella

17. Polleritas
a) Pollerita colorada
b) Carnavalito del duende
c) Pollerita

18. Canción con todos
A. T. Gomez/César Isella
Como un pájaro libre (1983)
1. Como un pajaro libre
A. Gleijer /D. Reches

2. Dulce madera cantora
Víctor Heredia

3. Salamanqueando pa mi
Raul Carnota

4. Grito santiagueño
Raúl Carnota

5. Barco quieto
M. E. Walsh
6. Fuerza
Susana Lago / J. Luis Castiñeira de Dios

8. La resentida
Julia Ferro

9. Zamba del que anda solo
Chacho Echenique / Carlos de Mendoza

10. Doña ubenza
Chacho Echenique

11. La tempranera
León Benarós /Carlos Guastavino
Será posible el sur (1984)
1. Todavia Cantamos
Víctor Heredia

2. Corazon De Estudiante
M. Nascimento / Wagner Tiso

3. Agosto En Tucuman
Osvaldo Costello

4. Pequeña
M. Nascimento / Wagner Tiso

5. Todo Cambia
Julio Numhauser

6. Sera Posible El Sur
J. Bocanera / C. Porcel de Peralta

7. Como Pajaros En El Aire
Peteco Carabajal

8. Siembra
J. Bocanera / C. Porcel de Peralta

9. Mi Abuela Bailo La Zamba
Carlos Carabajal/Peteco Carabajal

10. Vira Viro
Kleiton Ramil / Edmundo Front
Vengo a Ofrecer mi Corazon (1985)
1. Yo vengo a ofrecer mi corazón
Fito Paez

2. Razón de vivir
Víctor Heredia

3. Quiero amar mi país
Horacio Sosa

4. Los bailes de la vida
Milton Nascimento / Fernando Brant

5. Cuando me ves así
J. Pedroni / D. Sánchez

6. Madre de madres
Víctor Heredia

7. Zamba del duraznillo
Hamlet Lima Quintana-Oscar Alem

8. Entre a mi pago sin golpear
Trullenque -Carabajal

9. Canción para Carito
León Gieco

10. Venas abiertas (con Cuarteto Zupay)
Mario Schajris-Leo Sujatovich
Corazón Americano (1985)
1. Río de las penas M. Sosa - L. Gieco - Gustavo Santaolalla
G. Santaolalla

2. Canción para Carito L. Gieco - A. T. Ros
Peteco Carabajal L. Gieco / A. T. Ros

3. Volver a los 17 M. Sosa - L. Gieco - M. Nascimento
Violeta Parra

4. Circo Maribondo M. Nascimento
M. Nascimento / R. Bastos

5. Casamiento de negros L. Gieco - M. Nascimento
Violeta Parra

6. Cío da terra M. Sosa - M. Nascimento
M. Nascimento / Chico Buarque

7. Cío da terra Mercedes Sosa
M. Nascimento / Chico Buarque
8. Sueño con serpientes M. Sosa - M. Nascimento
Silvio Rodriguez

9. San Vicente M. Sosa - M. Nascimento
M. Nascimento / F. Brant

10. Cuando tenga la tierra Mercedes Sosa
A. Petrocelli / D. Toro

11. Sólo le pido a Dios M. Sosa - L. Gieco
León Gieco

12. Corazón de estudiante M. Sosa - L. Gieco - M. Nascimento
M. Nascimento / W. Tiso
Mercedes Sosa ´86 (1986)
2. Azul y blanco en mi corazon
Víctor Heredia

3. El corazon al sur
Eladia Blazquez

4. Aguita demorada
Hermanos Nuñez

5. Cuando se muere un cristiano
Osvaldo Costello / Rubén Cruz

6. Cancion y huayno
Mauro Nuñez

7. Solito y sin flor
Ramón Navarro/ Pancho Cabral

8. Bajo el azote del sol
G. Leguizamón-A. Nella Castro

9. Somos hoy
Héctor Negro
10. La mazamorra
Esteban Aguero / Peteco Carabajal
Mercedes Sosa ´87 (1987)
1. Todo a pulmón
Alejandro Lerner

2. El tiempo, el implacable, el que pasó (con Pablo Milanés)
Pablo Milanés
3. Zamba de los mineros
Gustavo Leguizamón / Jaime Dávalos

4. Pedro Canoero (con Teresa Parodi)
Teresa Parodi

5. Barrio de la Cruz
Chico Buarque
6. Parte del aire (con Fito Páez)
Fito Páez

7. A un semejante
Eladia Blazquez

8. Aya Marcay Quilla (con Víctor Heredia)
Víctor Heredia

9. El sueño de la vendimia
Guerrero / Viñas

10. Tiempo de libertad
José Barroso
Amigos Mios - 15 Exitos (1987)
1. Sueño con serpientes (con Milton Nascimento)
Silvio Rodriguez

2. Aya Marcay Quilla (con Víctor Heredia)
Víctor Heredia

3. Sólo le pido a Dios (con Beth Carvalho)
León Gieco

4. Inconciente colectivo (con Milton Nascimento)
Charly García

5. Arana (con Los Andariegos)
Hnos. Nuñez

6. El tiempo, el implacable, el que pasó (con Pablo Milanés)
Pablo Milanés

8. María María
FernandoBrant/Nascimento

9. Años (con Raimundo Fagner)
Pablo Milanés

10. Venas abiertas (con Cuarteto Zupay)
Mario Schajris-Leo Sujatovich

12. Parte del aire (con Fito Páez)
Fito Paez

13. Siembra (con Kleiton y Kledir)

14. Pedro Canoero (con Teresa Parodi)
Teresa Parodi

15. Gracias a la vida (en vivo)
Violeta Parra
En vivo en Europa (1990)
1. Zamba de los mineros
Gustavo Leguizamón -Jaime Dávalos

2. Entre a mi pago sin golpear
Trullenque -Carabajal

3. Ky Chororo
Sampayo
4. Tren a Cartagena
L. Aravena

5. Como pájaros en el aire
Peteco Carabajal

6. Doña Ubensa
Chacho Echenique

7. Solito y sin flor
Ramón Navarro - Pancho Cabral

8. Todo cambia 
9. Venas abiertas
Mario Schajris-Leo Sujatovich

10. Galopa murrieta
Pablo Neruda

11. Antiguos dueños de la flechas
A. Ramírez y F. Luna

12. Dulce madera cantora
Víctor Heredia
De Mi (1991)
1. La estrella azul
Peteco Carabajal

2. Retrato
Horacio Salinas
3. Despertar
Maneco Galeano

4. Madurando sueños
Chacho Echenique

5. Canciones y momentos
Milton Nascimento - Fernando Brant

6. Oh, qué será (con Julia Zenko)
Milton Nascimento - Chico Buarque

7. El tiempo es veloz (con Oveja Negra)
David Lebón

8. Oh, melancolía
Silvio Rodríguez

9. Una canción posible
Víctor Heredia
10. Cristal
Mariano mores / José María Contursi

11. Taki Ongoy II (con Oveja Negra)
Víctor Heredia

12. De mí (con Oveja Negra)
Charly García

13. María María (fragmento)
Milton Nascimento - Fernando Brant
Sino (1993)
1. Y dale alegría a mi corazón
Fito Páez

2. Honrar la vida (en vivo)
Eladia Blazquez

3. La solitaria
Luigi Jusid
4. Caruso
Lucio Dalla

5. Río de camalotes
Mario Corradini

6. Luna
Pedro Herrero

7. Sina
Djavan

8. La última curda
Catulo Castillo - Aníbal Troilo

9. Encuentros y despedidas
Milton Nascimiento

10. Palito de tola
René Vargas Vera - Alberto Sánchez Vera

11. La media pena
José Nuñez - Carlos Vallejo

12. Cinco siglos igual
León Gieco
30 años (1993)
1. La maza
Silvio Rodriguez

2. María María
Fernando Brant/Nascimento

3. Gracias a la vida
Parra 4:21

5. Sólo le pido a Dios (en vivo con León Gieco)
Gieco 4:45

6. Canción con todos
Gomez/Isella 3:00

7. Años (en vivo)
Milanes 3:20

9. María va (en vivo)
Ros 3:58

10.Unicornio
Rodriguez 4:33:33

11.Canción para Carito
Ros 3:15

12.Luna tucumana
Yupanqui 3:25

13.Hermano dame tu mano
Sánchez 3:00

14.Como la cigarra (en vivo)
Walsh 2:40

15.Si se calla el cantor (con Horacio Guarany)
Guarany 3:02

16.Inconciente colectivo (con Milton Nascimento)
Garcia 3:58

17.La arenosa
Castilla/Leguizamon 2:32

18.Duerme negrito
Yupanqui 2:21

19.Al jardín de la república
Carmona 3:06
20.Y dale alegría a mi corazón
Paez 4:40
Gestos de Amor (1994)
1. Mon amour (con Nilda Fernández)
Nilda Fernnadez

2. El puente de los suspiros
Chabuca Granda

3. Como dos extraños
Pedro Laurenz/ José María Contursi

4. De fiesta en fiesta
Hnos. Ríos/ Peteco Carabajal

5. Un vestido y un amor
Fito Paez

6. Los mareados (con Roberto Goyeneche)
J. Carlos Cobián/ Enríque Cadícamo

7. Fragilidad
Sting

8. Por un solo gesto de amor
Ariel Leira

9. Caserón de tejas
Sebastian Piana/ Cátulo Castillo

10. De alguna manera
Luis Eduardo Aute

11. Vuelvo al Sur
Pino Solanas / Astor Piazzolla

12. Pescadores de mi río
Chacho Muller

13. Serenatero de bombos
Ica Novo

14. Estas alas nuevas
Víctor Heredia

15. Palabras para Julia
Paco Ibañez/ José Goytisolo

16. Vidala de la soledad
Ana D´Anna/ René Vargas Vera
Oro (1995)
1. De Mi (En Vivo)
Charly García

2. Yo Vengo A Ofrecer Mi Corazon
Fito Paez

3. El Tiempo Es Veloz (En Vivo)
David Lebón

4. Parte Del Aire
Fito Paez

5. Cuando Ye Me Empiece A Quedar Solo (En Vivo)
Charly García

6. Razon De Vivir
Víctor Heredia

7. Corazon De Estudiante

8. Retrato (En Vivo)

9. Volver A Los 17
Víctor Heredia

10. Un Vestido Y Un Amor
Fito Paéz

11. Años
Pablo Milanés

12. Cristal (En Vivo)
13. Es Sudamericana Mi Voz
Felix Luna - Ariel Ramírez

14. La Estrella Azul (En Vivo)
Peteco Carabajal

15. Juana Azurduy
Felix Luna - Ariel Ramírez

16. Pedro Canoero
Teresa Parodi

Escondido en mi País (1996)
1. Viejas promesas
Carabajal

2. Si llega a ser tucumana
Leguizamon/Perez

3. Para cantar he nacido
Banegas

4. Escondido en mi país (o mi país escondido)
Patiñoo

5. Calle angosta
Zavala

6. Ojos azules
Boliviano/Reservads

7. Zamba a Monteros
Favini/Nieto

8. Sube, sube, sube
Heredia

9. El otro país
Parodi

10. Canción de amor para mi patria
Cortez

11. Un pedazo de mi sangre (con Víctor Heredia
12. Ñare Bainolec
Zegovia

13. Regreso a la tonada
Francia/Gomez

14. Milonga por él

15. La Navidad de Luis (con León Gieco)
Gieco
Alta Fidelidad (1997)
1. Cuchillos

2. Promesas sobre el bidet

3. Rezo por vos

4. Como mata el viento norte

5. Cuando ya me empiece a quedar solo

6. Hablando a tu corazón

7. Los sobrevivientes (con Alfredo Alcón)

8. El tuerto y los ciegos

9. De mí

10. Cerca de la revolución

11. Siempre puedes olvidar

12. Plateado sobre plateado (Huellas en el mar)
Al despertar (1998)
1. Vientos del alma
Fernando Barriento/Osvaldo Montes

2. Pueblero de allá ité
Pocho Roch

3. Como urpilita perdida
Eduardo “Negrín” Andrade

4. Desandando
Raúl Carnota

5. Déjame que me vaya
Cuti Carabajal/ Roberto Ternán

6. La villerita
Horacio Guarany

7. Agitando pañuelos
Los Hermanos Ábalos

8. Viejo corazón
Polo Gimenez

9. Del tiempo de mi niñez
Coco Díaz

10. Bajo el sauce solo
Manuel Castilla/ Rolando Valladares

11. Sueñero
Jorge Fandermole

12. Zamba por vos
Alfredo Zitarrosa

13. Al despertar
Peteco Carabajal

14. Luna de cabotaje
Mario Corradini

15. Almas en el viento
Popi Spatocco

16. Indulto
Alejandro Lerner

17. La belleza
Alejandro Lerner
Misa Criolla (2000)
1. Kyrie

2. Gloria

3. Credo

4. Sanctus

5. Agnus dei

6. La anunciación

7. La peregrinación

8. El nacimiento

9. Los pastores

10. Los reyes magos

11. La huída
Acústico (2002)
Cd 1
1. Bajo el azote del sol
G. Leguizamón-A. Nella Castro

2. La niñez
Chacho Muller

3. Para cantarle a mi gente
Osvaldo avena

4. Arana
José Nuñez

5. Zamba del chaguanco
Hilda Herrera - A. Nella Castro

6. Juancito caminador
E. Gomez - Gonzalez Tuñon

7. Serenata para la tierra de uno
M. E. Walsh

8. Alla lejos y hace tiempo
A. T. Gomez - A. Ramírez

9. Poema nr. 15
P. Neruda - Víctor Jara

10. Botecitos de papel
Chacho Muller

11. Pescadores de mi rio
Chacho Muller
1
2. El cosechero
Ramón Ayala
CD 2
1. Ñangapiri
A. Tarrago Ros

2. Ay soledad
Chacho Muller

3. Marron
Jorge Sosa - Damián Sanchez

4. Cancion de las cantinas
M. J. Castilla - Rolando Valladares

5. Galopa murrieta
Pablo Neruda - Víctor Jara

6. Hermano dame tu mano
Damián Sanchez - Jorge Sosa

7. Gricel
Mariano Mores - Contursi

8. Romance de Barrio
Aníbal Troilo - Homero Manzi

9. Solo se trata de vivir
Lito Nebbia

10. Un son para Portinari
Horacio Salinas -Nicolás Guillén

11. Una cancion posible
Víctor Heredia

12. Polleritas
* Polleritas colorada
J. Espinosa
* Carnavalito del duende
Leguizamón - Castilla
* Pollerita
Raúl Shaw Moreno
Corazón libre (2005)
2. El olvidau -
Música & Letra: Duende Garnica

3. Cantor del obraje
Música: Gustavo Cuchi Leguizamón
Letra: Manuel J. Castilla

4. Solo pa’ bailarla
Música & Letra: Demi Carabajal

5. País
Música: Coqui Sosa
Letra: Pablo Dumit

6. Chacarera del fuego
Música & Letra: Alberto Rojo

7. Tonada del viejo amor
Música: Eduardo Falú
Letra: Jaime Dávalos

8. Como flor del campo
Música & Letra: Raúl Carnota

9. Zamba de Argamonte
Música: Gustavo Cuchi Leguizamón
Letra: Manuel J. Castilla

10. Sufrida tierra
Música: Motta Luna
Letra: Sergio Luna-Bebe Ponti

11. Tonada del Otoño
Música: Damián Sánchez
Letra: Jorge Sosa

12. La canción es urgente
Música & Letra: Teresa Parodi

13. Lapachos en primavera
Música & Letra: Marcelo Perea

14. Corazón libre
Letra & Música: Rafael Amor

15. Y la milonga lo sabe
Letra & Música: Nahuel
1
Cantora 1 (2009)
1. Aquellas pequeñas cosas (con Joan Manuel Serrat)

2. Barro tal vez (con Luis Alberto Spinetta)

3. Sea (con Jorge Drexler)

4. Coração vagabundo (con Caetano Veloso)

5. La maza (con Shakira)

6. Zamba para olvidar (con Diego Torres y Facundo Ramírez)

7. Agua, cielo, tierra, fuego (con Soledad Pastorutti)

8. Celador de sueños (con Orozco Barrientos y Gustavo Santaolalla)

9. Sabiéndose de los descalzos (con Julieta Venegas)

10. Himno de mi corazón (con León Gieco)

11. Novicia (con Victor Heredia)

12. Zamba de los adioses (con Duo Nuevo Cuyo)

13. Nada (con María Graña y Leopoldo Federico)

14. Esa musiquita (con Teresa Parodi)

15. Romance de la luna tucumana (con J. Quintero y L. Monti)

16. Deja la vida volar (con Pedro Aznar)

17. Pájaro de rodillas (con Nacha Roldán
Cantora 2 (2009)
1. Zona de Promesas

2. Desarma Y Sangra

3. Cancion Para un Nino en La Calle (con i Calle 13
4. Parao See

5. Zamba Del Cielo

6. Razon De Vivir

7. El Angel De La Bicicleta

8. Violetas Para Violeta
9. Jamas To Olvidare

10. O Que Sera

11. Cantame See

12. La Luna Llena

13. Cancion de las Cantinas

14. Donde Termina El Asfalto

15. Insensatez

16. Misionera

17. Y Asi y Asi

18. Himno nacional argentino
Singoli.
1972. “Si se calla el cantor  / Guirarra de medianoche” (con Horacio Guarany)
Altre canzoni.