giovedì 12 aprile 2012

CIAO Miriam adesso saremo più sole

                                                                         

E’ un tema delicato forse ineludibile, il distacco dal mondo delle persone apprezzate; quelle vicine che ci sono accanto o semplicemente quelle più distanti, “ombre che ispirano,” che dialogano nel tempo con la nostra parte interiore, attraverso le opere: fatiche letterarie e strumenti di conoscenza, che continuano non solo a mantenerli vivi ma anche ad arricchire le nuove riflessioni.


 Parlano un linguaggio ineffabile, pulsante, in testi, che fissano acume e intelligenza ispirata e spesso geniale. Contributi importanti all’interpretazione e alla comprensione, in grado di restituire alla vita riferimenti e continuità ideali di profondità e valore.


 Perciò anche  nel Ricordo o nel commiato del distacco, si esprime talvolta un timido sentimento di gratitudine, che talvolta diventa delicata consolazione attingendo a parole pensieri o riletture di opere e testi “profetici” che servono a contrarre e consolare la privazione e l’assenza; reazione allo smarrimento e allo sconcerto del vuoto lasciato. 


Sentimento malinconico che con enorme tristezza si è ripetuto anche per Miriam Mafai che ci ha lasciati in questi giorni.


 Straordinaria intelligenza acuta una Donna Libera interprete dell’ autonomia e del coraggio; classe 1926 ma mai dissonante nel suo tempo.
 Nata in tempo per vivere il fascismo, l'Italia in guerra e le leggi razziali che avevano riguardato anche la sua famiglia, visto che la madre era ebrea ed era figlia di un rabbino lituano; partigiana Attiva nell'opposizione al fascismo e nella Resistenza, staffetta partigiana nella capitale occupata. 


Finito il regime diventa funzionario e militante del Pci; intellettuale autorevole, scrittrice e giornalista attenta alla dialettica politica, specie quella delle trasformazioni sociali del nostro Paese.


 Sensibilità accurata e profondissima che ha offerto senso e significato alla complessità dell’intricato mondo delle donne.


Miriam Mafai è riuscita a raccontare una “società in movimento” capace di staccarsi dal passato, così come dai partiti tradizionali.

In molti in queste ore, hanno raccontato di lei: spessore, ricordi, testimonianze e memoria.


Per quelli come me, la Mafai ha rappresentato e significato molto:un punto di riferimento un modello di integrità e di sanità morale, quasi ideologica. E’ stata non solo una protagonista della storia di questo paese, ma prima di tutto una generosa intellettuale che negli ultimi 60 anni, ha raccontato intelligentemente, da giornalista l’Italia su testate importanti come l’Unità, Paese Sera, Noi Donne e Repubblica, trasmettendo l’insegnamento dell’impegno, del coraggio, dell’autonomia, della virtù del criticismo e della testimonianza del senso concreto della vita.


 Con il suo prezioso temperamento di intellettuale aperto e plurale, è stata in grado di elaborare una riflessione critica delle idée, della sinistra alla quale non ha mancato di risparmiare critiche; delle Donne per le quail ha individuato errori e ostacoli all’analisi dei cambiamenti e delle trasformazioni.


 Libera, Miriam è stata una donna libera da pregiudizi e pre concetti ideologici, che ha posseduto il dono della lungimiranza di chi sa bene leggere e comprendere il presente alla luce del passato, con adeguata proiezione sul futuro, che ha solcato il suo tempo segnandone anche talvolta il passo.   
Dunque con profonda tristezza e immensa gratitudine, dedico il mio saluto a questa sempre giovane Signora Appassionata e Lucida; che ha Saputo infondermi l’importanza della libertà, quella che contagia l’interesse a farti pensare con la Testa (la propria) ma soprattutto a farti sentire come donna “te stessa”, anche nell’irriverenza di una spontaneità curiosa e magari anche un poco “ingenua”, ma pur sempre autentica.


 Mi è capitato spesso di leggerla riflettendo sulle sue acute analisi, anzi posso dire che debbo anche a Lei parte della mia crescita politica.


 Proprio recentemente ho avuto modo di riprenderne un saggio del 1990 nel quale  poneva  la differenza di genere a nuovo paradigma della conoscenza, a strumento di revisione dei saperi, del quale mi colpiva il valore fondativo della soggettività riconosciuto alla differenza di genere, ipotizzato attraverso  “la sessuazione del mondo: un pensiero, un diritto, una politica contrassegnati dalla differenza. Questo pensiero grida forte «io sono donna», e di qui intende ricostruire il mondo e le relazioni, ma non sa dire, o non si preoccupa di dire e precisare, “cosa è una donna”.


In fondo ciò che le stava a cuore era un modello sociale basato sulla piena espressione, per tutte le donne e gli uomini, della pluralita dei tempi che scandiscono la vita umana e sul riconoscimento di alcuni tempi di lavoro, di studio, per la cura, come diritti, sottraendoli alla forma della mercificazione». 


Era inoltre riuscita a disvelare  le insidie  nascoste nel pensiero della differenza» alieno a ricercare  un consenso per così dire “allargato” che pur producendo raffinati materiali sul piano filosofico, divaricava - allora come oggi - il piano del vissuto quotidiano delle donne e delle loro esperienze dalla stessa analisi delle loro specifiche condizioni materiali.


 La Mafai allora ci invitava a non ingnorare la divaricazione che risiedeva in una delle cause della lontananza delle donne, per esempio dalla politica <<Gli uomini hanno prodotto l'infame politichese ma le femministe hanno prodotto un linguaggio ancora piu astruso e incomprensibile (…) Le femministe parlano come una setta esoterica, legata da rituali e parole d'ordine solo a loro noti, cui altri o altre non hanno accesso. Sono diffidente, per istinto ed esperienza, nei confronti di qualsivoglia setta. Confesso che questa, composta di sole donne, in qualche momento mi fa persino paura. L'autoreferenzialita chiude questo pensiero in se stesso, riduce la sua capacità di comunicazione nei confronti del mondo delle donne, lo irrigidisce in teoria è ideologia separata.
Sento in questo il pericolo dello spreco - diceva -  inteso come dissipazione di energie e di intelligenze, ma sospetto anche, in questo, il vantaggio di una valorizzazione di genere. Su questo pensiero si consumano senza dubbio intelligenze e sensibilita, ma si costruiscono anche solidarieta e carriere financo a livello universitario, o vere e proprie lobby, col gioco della inclusione e della esclusione.
Si e costruito su questo pensiero un nuovo ceto politico e scientifico dotato di prestigio ed autorevolezza, che produce ideologia anziché una concreta analisi della condizione femminile nel nostro paese. (…)Si va qui dalla politica delle «quote» alla critica femminista della rappresentanza, fino alla proposta, solo apparentemente bizzarra, di seggi e collegi e liste separate per le donne.


 Di questo si dovra tornare a parlare. La politica delle «quote», nei partiti come nelle istituzioni, e le iniziative per le «pari opportunita», possono essere valutate infatti alla stregua di uno strumento di rottura (magari a tempo), per garantire un incremento della rappresentanza femminile ed evitare discriminazioni a danno delle donne (in questo senso la politica delle «quote» e le iniziative per le «pari opportunita» possono inserirsi anche all'interno di una concezione «emancipazionista» del movimento)(…).


 In fondo, aveva capito che alle donne <<nessuno ha regalato niente>> e forse per questo sentiremo ancora più inconsolabile il vuoto che ci ha lasciato intorno, in un  momento in cui vi è tanto bisogno di punti fermi consistenti, vorrei perciò poter cogliere l’affermazione più sconvolgente rilasciata con acuta sagacia: "Il mondo è cambiato, in peggio o in meglio non importa, è qui che dobbiamo vivere" mi è servita ancora una volta per realizzare la convinzione che la sua lucida azione pragmatica, rimproverava all’immobilismo dei tempi recenti e dunque anche a me, un incontrovertibile monito di partecipazione, che ad oggi può risuonare come lascito testamentario, finalizzato a migliorare  il <<qui>> e <<ora>>.   




   http://www.letteratura.rai.it/articoli/addio-a-miriam-mafai-voce-storica-del-grande-giornalismo-italiano/14123/default.aspx




          Grazie Miriam, non ti dimenticheremo.




                                     




                                   Donna Bruzia