In morte di un Amministratore.
Perché dovremmo dirci tutti cittadini di Pollica.
Perché dovremmo dirci tutti cittadini di Pollica.
Sebbene la morte si pianga sempre con estrema pena degli uomini, di
questi tempi piangere la morte violenta di un amministratore non è cosa certo
da poco, specie quando il valore del sindaco ottunde a quella dell’uomo e urla
con la voce delle sue battaglie a favore della legalità per il rispetto
dell'ambiente, come un monito di Valore Civile.
Ecco allora che violando una circospetta cautela della magistratura
e parrebbe anche della gran parte della società civile nazionale - non si
capisce se annichilita dal dolore o dalla vergogna, o solo consumata
dall’apparente normalità - provocatoriamente mi approprio della cittadinanza
ideale a Pollica, per tributare a quel sindaco, all’amministrazione, alla sua
intera comunità, e alla famiglia una sincera vicinanza e partecipazione alla
tragedia.
Di lui ho letto sui giornali “uno che cercava di non fare entrare in
questi paesi la criminalità, che cercava di mantenere la legalità negli appalti
e nelle attività economiche" persona onesta e pulita artefice della
rinascita del porto turistico di Acciaroli e del risanamento del litorale
cilentano che avrebbe potuto interessare la camorra o chi sa quali altri appetiti
criminosi.
La notizia mi ha colpito e commosso poiché conosco
quel territorio, per amicizie consolidate, che mi rimandano da tempo immemore,
sulla piccola perla litoranea, oggi macchiata dall’infamante marchio di stampo
camorrista e finanche n’dranghetista.
Di
Angelo Vassallo Sindaco, amato dalla sua comunità,
rieletto nel comune cilentano
a cui afferisce la bellissima Acciaroli, se possibile tra le bandiera blu d’Europa,
so dir poco, se non che Notizie come questa, se commuovono al tempo
stesso dovrebbero far gridare più forte di quanto non avvenga una immensa indignazione collettiva,
mobilitando tutti: opinione pubblica, classi politiche di ogni latitudine
geografica a rigettare l’infamia di un paese in
guerra con sé stesso; sollecitando non importa se con troppa o poca paura, quella
vicinanza ideale alla famiglia, all’amministrazione, ai cittadini di quel
territorio, privi di colore e maglie politiche; forse perché tutti più o meno
colpevoli di fare poco più di
nulla, per liberare i nostri territori da queste catene di oppressione,
rendendo i nostri luoghi paesi migliori più di quello che sono.
Questo
prima di tutto è un vile agguato, poco conta se perpetrato con modalità
efferate, abbagliante di un orrore potente, che tutti ci rimpicciolisce e rende
poverissimi, se distoglie i nostri sguardi dalle illegalità capillari di realtà
ammalate e dolenti, che confondono realtà malate con normalità anomale, che
scambiano la virtù e il valore con il martirio e l’eroismo.
Ecco allora gli
spettri di Mafia, camminare nei NON- Luoghi delle categorie Mafiose, che
uccidono per tacitare e ridurre all’oblio, cancellando vite, coscienze e
sguardi.
E quando un conato prende allo stomaco per via del senso stesso della
nostra civiltà, eccoci in lutto a piangerne con quella comunità quel primo
cittadino che diventa simbolicamente quello di tutti i cittadini perbene
d’Italia.
Voglio immaginare il Sindaco Angelo
Vassallo, alla cui memoria vorrei fossero dedicate iniziative di rinascita,
speranza e vita, come un amministratore e un politico “Normale” - come ce ne
vorrebbero tanti - Fedele al rispetto di quei luoghi come al suo sud
martoriato, che del sacrificio di un martire poteva forse privarsi, ma non
della sua vita.
Certe “Normalità” danno più voce ai morti più che ai vivi. Sono
quelle degli Uomini destinati a restare immortali. Uomini che come lui
s’immaginano Fermi e Puliti; capaci forse come i politici di rango, di cui si
avverte l’assenza, della caparbietà degli amministratori onesti, che incontrano
il malaffare, e si mettono di traverso, perché il peccato originale delle
pressioni, al sud come al nord, si lava con la vita e solo con quella, in un
paese dove si piange il destino e la colpa dell’onestà.
La colpa
di Quelli che combattono gli abusi edilizi, coloro che impopolarmente, mettono multe per far rispettare le regole, che
tutelano il paesaggio valorizzando luoghi, tradizioni che esaltano il senso
civico delle comunità.
Quelli che sanno fare cose semplici, accanto a quelle
complesse, che sanno realizzare le differenze della qualità della vita; che
equivale a centomila un milione di Patti con la giusta politica, che permette
di attuare un Saper Bene Amministrare.
Amministratori
che per questo Terrorizzano i poteri criminosi e ad essi si frappongono, temuti
Custodi delle comunità che
diventano appetitosamente terre delle conquiste economiche, dove Eroi civili
ingaggiano guerre impari, contro criminalità organizzate e diffuse; dove l’abbattimento serve come temibile modello
<<colpirne uno per istruirne centomila>>.
Loro combattono la guerra
anche a costo della vita per creare senso e sano spirito Civico; e
paradossalmente da quella guerra non ne sono banalmente vinti, ma ne rivivono
come eroi attraverso il senso stesso dell’essere comunità.
Sono
Quelli capaci di lavorare per i propri comuni, anche senza titoli sui giornali,
senza foto con i leader di partito. Quelli che continueranno a sentirsi soli
come oggi, dopo la morte brutale di un collega, un amico; ma che continueranno a
non avere paura, perché confidano di poter regalare alle loro comunità grandi
cose da vivere e realizzare per quei luoghi e i loro cittadini; magari senza
troppe fanfare, e nella calma di sagre cittadine o strapaesane.
A quegli
amministratori soli e magari in guerra, ma anche a tutti coloro che fanno finta
di conoscere e controllare le discariche nei parchi, nei boschi, il trasporto
illegale dei rifiuti, i movimenti terra le discariche abusive, il ciclo ambiguo
dei rifiuti, l’avvelenamento delle falde acquifere e i massacri dei propri territori.
A tutti questi amministratori a quelli del passato del presente e forse del
futuro, a certi superbi che hanno parlato e strepitato di ambiente e rifiuti, a
coloro, che si sono fermati e bloccati, per pochi soli istanti, tranne che in
campagna elettorale; tanto deve insegnare la lezione della vita e della morte
di Angelo Vassallo, di un servitore dello stato
che nell’esercizio delle sue
funzioni, svolgendo unicamente il proprio dovere o poco più di questo, non
pretendendo – forse neanche di diventare né eroe né martire; consideriamo anche
nostro martire, custodendone con una gratitudine commossa, il ricordo e la
memoria.
Come accaduto per altri, anche Vassallo continuerà a vivere, pur nel
vuoto della presenza, a guidare i passi della propria famiglia, della sua
città, nella storia civile dell’intero paese, in tutti gli animi civili e le
coscienze civiche, attraverso ciascuno di noi quando “coraggiosamente” parlando
di mafia lo strapperemo all’oblio, insegnandolo nelle scuole, nelle pubbliche
piazze, commemoreremo una stele che scrive una nuova pagina alla storia del sud
martoriato, che non si piega alla mafia.
Pollica
la città di Angelo Vassallo, da oggi è città di tutti gli italiani onesti, di
noialtri meridionali con poche speranze nel cuore, noi i suoi cittadini tristi,
del sindaco pescatore che amava la sua terra, il suo mare, e nel disprezzo
della paura ha concesso la vita.
Pollica città che apprende
dal suo sangue, e insegna dal sacrificio estremo in quale altro modo si opera
il “diversamente possibile al sud”, libero da falsità retoriche e immorali, che non devono
tradirne memoria e valore.
Ciao Sindaco
Il senso della tua esistenza alleverà
cittadini austeri e severi, perché dalla tua memoria nasceranno acque limpide e
trasparenti per buone politiche da amministrare, anche con il colore del tuo
sangue si coloreranno gli arcobaleni della legalità.
Angela Maria Spina
(Riproduzione Riservata)
(Riproduzione Riservata)
6 settembre 2010
tributo comparso sul web
siti www."Noi donne.org" e su "acrinrete.info"
tributo comparso sul web
siti www."Noi donne.org" e su "acrinrete.info"