giovedì 6 ottobre 2011

Amalia Rodriguez: Alma do Fado


 Lisbona 23 luglio 1920 - Lisbona 6 ottobre 1999



Se l'affermazione voce del Portogallo per Amalia Rodriguez  non risulta retorica allora l'affermazione Anima del fado è più opportuna.


 Cinquanta anni di carriera, centinaia di concerti in tutto il mondo ed almeno 170 dischi per un pubblico internazionale. Un pubblico di estimatori soggiogato dal fascino della sua voce e dall'espressività delle sue interpretazioni, al punto che in molti non hanno avuto neppure bisogno di capire la lingua portoghese per captarne il messaggio emotivo. 


Amalia Rodriguez inizia la sua brillante carriera a diciannove anni, raggiunge ben presto livelli altissimi di notorietà e di cachet; incide i suoi primi dischi a 78 giri nel 1945, e guadagna una considerevole notorietà, quando arriva al Teatro Olympia di Parigi, che la consacra Diva internazionale del panorama musicale
                                           


                                                                   


Dall'incontro con un geniale musicista franco-portoghese Alain Oulman, che le mette in musica i testi dei migliori poeti portoghesi, le si spalanca una nuova fase della carriera che  la impone all'attenzione della critica e la consacra fra le grandi artiste di tutti i tempi.

Al suo repertorio originale è composto quasi unicamente di fado: musica popolare portoghese caratterizzata dall'uso della guitarra portuguésa e della viola do fado, che produce straordinarie melodiose armonie di bassi e di tonali. 


La Rodriguez seppe imprimere un carattere profondo a canzoni struggenti ed appassionate che hanno messo insieme e mescolato il senso del "fatum": il destino della cultura classica, con quello della saudade portoghese; a temi del dolore, della sofferenza, della separazione e della lontananza; che è come se venissero disciolti in una bevanda amara e suadente che graffia l'anima.






La Grande interprete portoghese, aggiunge ben presto le canzoni popolari e folcloristiche al suo vasto repertorio musicale, scatenando in tutta Europa il revival di questo genere; coinvolgendo con la sua intensa voce un tripudio di emozioni discordanti. L'agile timbro cristallino della giovinezza,  il colore speciale dei suoi suoni gravi, il timbro rugginoso e lacerato della tarda età inconfondibilmente "Rodriguez",  è incrinato da una ferita mai rimarginata: la <<malattia del vivere>>. 

Un suono remoto, la sua inconfondibile voce metafisica, declinata dagli accordi della chitarra che scivola su melodie intrise di nostalgia: Tudo isto é fadotutto questo è fado come titola una delle sue canzoni-manifesto. Di lei possiamo rendere solo il Modo e lo stile del vivere, che rappresentano forse l'espressione più autentica dello stesso spirito lusitano. 

Il suo testamento spirituale è contenuto nelle parole della splendida Cansaço, ma ancor più nei testi che lai stessa aveva composto, fin dai primissimi anni: emblematica la sua Estranha Forma de Vida; ma imperdibili anche Ai, esta pena de mimAi, as gentes; ai, a vida!Grito e soprattutto Lágrima, ormai divenuta un classico che tutti hanno cantato e canteranno. 

Amalia Rodriguez ha folgorato il fado.

Il fado (dal termine latino fatum, fato) è stato trasformato da musica popolare degli ambienti malfamati al confine tra lugubre malavita di periferia e delinquenza urbana dei sobborghi, a canto struggente di passione e di profondo  intenso sentimento dell'animo.

Come è avvenuto per il Tango Argentino per il Rebetiko Greco, o per la canzone tradizionale napoletana, alcuni tra svariati esempi; l'interpretazione del fado è con Amalia sentimento in musica, trasformato grazie al suo magnifico talento, in autentica poesia musicata; sintesi perfetta di impercettibili commistioni e di evidenti contaminazioni tra generi che rappresentano gli emblemi della cultura umana.  






  

Lo scrittore brasiliano Orestes Barbosa, considera il fado come il figlio dell'emigrazione portoghese in Brasile. 

Anche di recente invece il filologo e musicologo Jaquim Paìs de Brito, ha riconosciuto al fado una contaminata origine di influenze musicali e poetiche che mettono insieme influenze arabe soprattutto nella modulazione della voce; con influenze rurali, relative quelle dei toni maggiori insieme a numerosi altri elementi caratterizzanti. 


Il fado formatosi nei quartieri di Lisbona a ridosso degli ambienti portuali è stata un'espressione spontanea del popolo lisboeta; questa affermazione  a cui giunge  Paìs de Brito, è confermata, sia dai contenuti che sono descritti attraverso i personaggi del fado tradizionale, sia dalle nostalgiche sonorità.
Amalia Rodriguez  allarga  gli orizzonti del fado,  forse in modo del tutto inconsapevole e spontaneo, facendolo conoscere in tutta Europa e nel mondo. Inoltre aprendo a testi ed armonie molto complessi, fissa parametri esecutivi singolari confermati dalla sua straordinaria carriera.


In molti negli ultimi decenni hanno cercato di imitarla e trarre ispirazione dalla sua potenza, ma  nonostante i mass media tentino con monotona regolarità di attribuire a questa o a quella nuova voce l'etichetta di "erede di Amália"; la sua grandezza e unicità che ha abbellito la storia resta unica e straordinaria. 



Alla metà degli anni settanta, la Rodriguez durante la cosiddetta Rivoluzione dei Garofani è presa a bersaglio, tanto da essere duramente discrimina per esser stata pur senza sua colpa, un simbolo del Portogallo del dittatore Salzar. 


Esiliata dal suo paese, intensifica le tournée all'estero fino al momento in cui scopre di essere affetta da un tumore. 


Riabilitata - dopo dieci anni - da un governo socialista, dovrà rassegnarsi a lasciare il palcoscenico e vivrà i suoi ultimi anni in ritiro nella sua celebre casa di Rua S. Bento, a Lisbona, dove morirà il 6 ottobre del 1999. 


Riposa fra i grandi portoghesi di tutti i tempi nel Pantheon di Lisbona 




 Nel 1929 lo scrittore portoghese Fernando Pessoa scriveva :
« Il fado non è né allegro né triste, è la stanchezza dell'anima forte, l'occhiata di disprezzo del Portogallo a quel Dio cui ha creduto e che poi l'ha abbandonato: nel fado gli dei ritornano, legittimi e lontani... »

Amália diceva invece, più semplicemente, che il fado "è destino". Da qui il fatalismo, la melanconia e la saudade – una forma sublimata di nostalgia che fa emergere un sentimento "cosmico".

La radice ancestrale di questo sentimento Amália lo descriveva così: Non sono io che canto il fado, è il fado che canta me.

Oltre al fado, Amália ha prestato la sua voce anche alla musica italiana, interpretando brani moderni come "La tramontana" di Antoine; nella musica popolare in  "La bella Gigogin", nell'Inno risorgimentale  italiano; ed in brani siciliani come "Vitti 'na crozza" e "Ciuri ciuri" ma anche in brani napoletani come "La tarantella"; nonché in due splendidi duetti con Roberto Murolo "Dicitincello vuje" e "Anema e core".




                                                          Cleofe Barziza