venerdì 11 aprile 2014

Perchè dimmi Perché Europa...così per Le Goff

La globalizzazione ha creato due grandi centri di potere che si confrontano ormai da tempo: gli Stati Uniti e la Cina. Occorre salvaguardare l'esistenza di un terzo spazio forte per i suoi valori, la sua energia, la sua ricchezza: l'Europa.


Un elemento essenziale della potenza europea è la cultura, la sua cultura. Pensiamo ad esempio all'Università: una creazione europea che è stata per secoli centro di produzione di conoscenza senza paragone.

Io non sono né credente né praticante, ma come storico e medievista devo essere consapevole - è un altro esempio - del ruolo che ha giocato il cristianesimo come forza spirituale e creatrice di valori nel determinare l'originalità dell'Europa.

Dal punto di vista politico occorre perseguire l'Europa possibile che - dal punto di vista storico - è l'Europa delle nazioni (ciò che consente di difendere la nostra cultura, la nostra politica, la nostra economia) mentre sarei prudente sull'idea di un'Europa federale.

Credo che si possa conservare la sovranità degli Stati attribuendo al Parlamento europeo un ruolo importante, che passi attraverso il voto dei cittadini europei.

È fondamentale da questo punto di vista sviluppare un'educazione comune che faccia dialogare le diverse culture nazionali. Le borse Erasmus sono un primo passo in questa direzione ma occorre fare di più.

Per l'Europa c'è un problema ancora più rilevante di quello politico ed è il problema della diversità delle lingue.Trovare una soluzione non è facile. Una soluzione ovvia ma che io non considero buona è quella che consiste nell'adottare l'inglese come lingua comune.

Non mi convince, infatti, l'idea che l'unificazione passi attraverso la dominazione di una specifica lingua nazionale (ovviamente sarei contrario anche al francese). Qualche utopista ha proposto l'esperanto, lingua che ha tra l'altro il limite di non avere passato, di non avere storia. Al momento non vedo altro che una soluzione provvisoria: che ogni paese conservi sul suo territorio la sua lingua nazionale, che dia maggiore spazio all'insegnamento dell'inglese e che apra ai suoi giovani anche una terza lingua europea, anche una di minore diffusione rispetto all'italiano o allo spagnolo o al tedesco. In questo modo si darebbe un fondamento plurale e comune al tempo stesso.

Penso che in tutte le scuole europee occorra dare molto spazio alla storia europea. Una storia comune che sottolinei ciò che ci fa simili ma anche i nostri conflitti. La nostra storia è segnata non solo da molte diversità ma anche da fratture profonde. Ciò che oggi ci consente di pensare un'Europa unita è il fatto obiettivo, innegabile che noi europei non possiamo più farci la guerra. E possiamo così valorizzare ciò che ci accomuna, anche tornando molto indietro nel tempo e sottolineando - ad esempio - le comuni radici nella cultura latina.

Ho già fatto riferimento all'università e al cristianesimo come elementi essenziali dell'identità europea a cui naturalmente si può aggiungere la città.

Ma anche l'alimentazione ha svolto un ruolo determinante. Pensiamo ad esempio alla diffusione delle paste - in particolare i ravioli nati a Firenze nel XIII secolo - si sono diffuse in tutta Europa, mentre quelle cinesi sono molto diverse.

Anche l'abbigliamento europeo ha una sua originalità che merita di essere valorizzata.

C'è un comportamento che storicamente ha contraddistinto l'Europa e che a mio parere ha contraddetto la sua vocazione ed è la colonizzazione. Ma la decolonizzazione pressoché integrale del secondo dopoguerra ha reso l'Europa a se stessa.

Da sempre l'Europa è uno straordinario centro d'attrazione di diversi popoli e culture.

E poi, non dimentichiamo che la democrazia nasce in Europa, prima nella letteratura e nella filosofia con i greci e poi nella sua pratica attuazione.

Nell'Europa antica esisteva una piazza pubblica - l'Agorà dei greci, il Foro dei romani - in cui i cittadini si incontravano per discutere e prendere decisioni. E perfino nei monasteri medievali è esistita una forma di democrazia, se è vero che gli abati erano eletti da tutti i monaci.

Queste ed altre sono le ragioni che la storia ci consegna per costruire la nostra Europa


                                                                    Jacques Le Goff


Fonte: da Laterza.it