giovedì 2 giugno 2011

Noi Partigiani della Conoscenza Noi Resistenti della Scuola Pubblica Italiana.

Finalmente il vento dell’indignazione popolare di massa, sembra prendere forma nel nostro avvilito e mortificato paese: dopo gli attacchi alla Scuola Pubblica Italiana, nelle forme e nei contenuti che conosciamo, l’Esternazione del Protestare, con tutta la passione civile che sappiamo di avere, come cittadini ed anche come <<animali politici>> Avanza si fa largo, s’insinua -si spera- con profonda considerazione e rispetto da parte di tutti.

 Ma perché la protesta assuma contorni non solo d’incontrovertibile indignazione di massa, partendo dal basso, cioè dalla pancia di noi italiani, fin arrivare al vertice del sistema ovvero alle massime cariche dello stato; e si trasformi in qualcosa di più produttivo, occorre realizzare uno scatto più consistente, della stessa protesta nel tempo, al quale spero –nessuno- si vorrà sottrarre: una considerevole presa di coscienza individuale per rappresentare la realtà sociale, economica e culturale, del nostro paese in tutte le sue complesse articolazioni, senza sconti a nessun renitente, né al premier, né alla maggioranza né all’opposizione; soprattutto neanche a questa politica.

Cominciando a Interrogarci sulla scuola che ci piacerebbe realizzare nel nostro futuro prossimo. 

Una scuola patrimonio di tutti o privilegio per pochi?

La protesta in favore della Scuola pubblica, realizzata in concomitanza con il <<Costituzione Day>> quella dei cosiddetti “Resistenti della Conoscenza” evoca perciò una certa commozione civile. 

Un’emozione profonda che ci riscatta tutti: la categoria degli insegnanti attaccati nella libertà d’insegnamento, nel ruolo e nella funzione; gli studenti e le famiglie, difesi dall’attacco sui diritti inalienabili della carta costituzionale. La società e un paese intero: l’Italia.

In fondo siamo ancora vivi, esistiamo pensiamo: possiamo tornare a credere nel bene di ciascuno. 
Il 12 marzo 2011 in piazza del Popolo a Roma, si è realizzato simbolicamente quello scatto di Visibilità Dignità e Valore rappresentando, noi stessi, gli altri e probabilmente anche quelli che nelle scuole italiane arriveranno, in futuro.


La scuola pubblica è pericolosa, perché insegna contenuti che aiutano a pensare a conoscere a formare idee, valori. Insegna a realizzare Libertà, Rispetto, Solidarietà. 
Insegna un'istruzione libera, laica, non asservita alle logiche di potere.
Dunque tendenzialmente è una minaccia per chi questi principi non condivide. 
La protesta è stata assunta perciò, come difesa di ciascuno di noi, sostanza della Giustizia, opportuna connotazione del binomio, bene comune: patrimonio di tutti. 

Insegnanti, studenti, operatori del mondo della scuola, “Resistenti pacifici” finalmente risorti al Forzoso Oblio che riscattano offese e disprezzo: Gli Studenti che nelle classi vivono, studiano, crescono; gli Insegnanti che nelle scuole realizzano l’impegno e la passione, le Famiglie che con la Scuola vogliono dare un futuro ai propri figli. Ma anche le Associazioni e i Movimenti dei Cittadini. 
Tutti - a vario titolo chiamati-  a Difendere ciascuno un pezzo della nostra stessa civiltà, la Scuola Pubblica per Solidarizzare Insieme; per stringerci attorno al familiare sofferente.
 Tutti solidali, forse anche vicini; malgrado tutto sottratti alla distrazione all’indifferenza e autoconvocati  a difendere i diritti, i doveri, i principi e i valori che la nostra Costituzione sancisce e afferma, anche attraverso la scuola. 

Gli attacchi, gli smantellamenti, le aggressioni sistematiche, l’indecorosa ignominia perpetrata ai danni della scuola pubblica e dei suoi insegnanti, invitano ciascuno a una chiara inequivocabile presa di posizione, quella nei confronti della scuola, e quella nei confronti del nostro futuro.

 Penso che Questa dovrebbe poter essere, la protesta di Tutti ovvero di ciascuno di Noi, che mette insieme diversi soggetti sociali, le donne i migranti, gli studenti, i lavoratori, i movimenti, l’associazionismo, Tutti nessuno escluso.
La mobilitazione dunque, non è stata un invito che ha determinato  solo il successo o l’insuccesso di un’iniziativa importante;ma  è stata altresì l’occasione del radicamento permanente, nelle singole coscienze, giorno per giorno, dalla Centralità del Protagonismo delle Scuole, degli Studenti degli Insegnanti; sui temi della Cittadinanza, dei Diritti, dei benefici; non deve perciò apparire semplicemente come strategia per un’altra Riforma possibile della scuola, e forse della nostra società; ma piuttosto dimostrazione opportuna per la politica che immagina la trasformazione attraverso Processi elusivi che rigettano la Partecipazione e il Confronto, in favore di derive e fallimenti politici e culturali. 
Gli slogan e le parole d'ordine del disagio hanno viaggiato in rete, come accade di recente per le nuove forme di rivolta; e hanno rappresentato la mirabile sintesi della scuola che è:


La scuola non inculca idee;  La scuola non plasma. La Scuola Istruisce - nel migliore dei casi -  fa crescere lo spirito critico, valorizza le potenzialità individuali e se trasforma le materie informi in sostanza, chiarisce sempre o per lo meno nella maggioranza dei casi opportunamente, tutte le dimensioni delle libertà, dei diritti, dei doveri, in una parola del senso della laicità.
La Scuola è Un bene comune che appartiene a ciascuno di noi; cuore pulsante della società che può e deve diventare anche il luogo dove esercitare il dissenso, la democrazia, la libertà e creatività. 

Allora Io mi sento una docente partigiana fiera di insegnare Coerenza, Dignità, Onestà, e Impegno: condizioni imprescindibili, per la pratica non solo del mio insegnamento utile ai miei studenti per conseguire gli obiettivi che ciascuno di loro deve ritrovare.

 Ma Utile alla società perché il Pluralismo e il Pensiero Critico, forme del mio insegnare, rappresentano la mia pratica quotidiana, la mia fatica civile di ogni giorno, che è il senso della mia stessa partecipazione solidale dalla piazza con le piazze, che questi principi intendono affermare.

 Da tempo ho scelto di attuare la mia personale protesta, la stessa che condivido con una moltitudine di colleghi, messa in campo, praticando una Didattica Programmata: fatta di Volantinaggi, cartelloni nelle classi, letture della Costituzione, lettere aperte e manifestazioni  a sostegno del valore e dell’importanza della scuola di tutti; dal “minuto” di Riflessione o di silenzio praticato per discutere sul valore della scuola; alla sollecitazione alla scrittura/analisi di un insegnamento ricevuto dai professori. Alla promozione di seminari di studio.
 Sono consapevole di rappresentare non un’eccezione ma piuttosto l’Espressione di una forma ampia d’indignazione, condivisa e praticata, da una grande moltitudine di docenti italiani, in numerosissime scuole.

La mia forma di <<resistenza civile>> ho inteso offrirla anche a supporto della manifestazione di Roma e di tutte le piazze organizzate, gesto in fondo banale, Forma simbolica di protesta, in risposta alle dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi, che ha affermato: "Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori".
 E allora mi piacerebbe ribattere:
 << Nei contesti familiari e sociali, fortemente compromessi, nelle realtà di emarginazione, solitudine e sofferenza quale scuola proporre signor premier?>>.

 Questa manifestazione è ben più importante di un’occasione irrepetibile, perché auspico saprà aprire finalmente una riflessione e un confronto aperto libero e democratico sulla scuola, senza dogmatismi a vari livelli. 

Saprà attivare un’analisi approfondita e dettagliata di sé che favorisca, innanzitutto  lo sviluppo di una coscienza partecipativa che rompa il silenzio, riaffermi Dignità e impegno Civile di ogni insegnante a difesa della scuola del futuro del paese e quello di ciascuno di noi. 

Contro l’attacco all'istruzione pubblica, ai professori agli studenti e alle famiglie, bisogna rispondere attraverso le forme che ci sono proprie: carta penna e libri. 

Promuovendo l’idea di una Scuola di Qualità Pubblica, quella che ci fa dire "Io ci credo e la difendo".

Tutte le nostre pratiche quindi traghetteranno la protesta e mi auguro ne supporteranno l’efficacia nei mesi avvenire.

                                                                         Donna Bruzia