lunedì 30 maggio 2011

1984

Quando Orwell scrive il suo libro, ottenendo il titolo invertendo le ultime due cifre dell'anno di composizione 1948, egli ha ormai ben presente gli orrori del nazismo, del fascismo, del comunismo russo, perciò la sua opera non è tanto una profezia del futuro quanto una trasfigurazione della realtà.

 Sia la <<Fattoria degli Animali>> che <<1984>> costituiscono una denuncia feroce della dittatura sovietica e universalmente di ogni forma di totalitarismo. Mentre nella prima opera descrive satiricamente la parabola dell'esperienza stalinista, in 1984 assistiamo ad una sorta di fenomenologia del potere.
Orwell si appropria delle concezioni di Dostoevskij, Zamjatin e Huxley riguardanti la natura del potere, inteso come strumento necessario per garantire la felicità umana attraverso l'abolizione della libertà, e le fa esplodere dall'interno: la vera natura del potere è il potere, l'unica finalità della classe dominate è l'esercizio assoluto del potere.

 Tutto ciò è svelato a Winston Smith, il protagonista del romanzo, da O'Brien, il suo carnefice, nelle segrete del Ministero dell'amore in cui è rinchiuso durante lo svolgimento della sua tortura. Chiede O'Brien:
«Tu ti rendi conto benissimo come il Partito mantiene se stesso al potere. Ora dimmi un po' perché ci teniamo così stretti al potere. Quale ne è la ragione? Perché vogliamo il potere? Su, parla!» aggiunse, mentre Winston rimaneva zitto.
Ma Winston non disse niente ancora per un minuto o due. Una sensazione d'immensa stanchezza l'aveva invaso. Un debole e folle lampo d'entusiasmo tornò nello sguardo di O'Brien. Winston sapeva già quel che O'Brien avrebbe detto. Avrebbe detto che il Partito non ricercava il potere per suoi proprii fini, ma soltanto per il bene della maggioranza; che ricercava il potere perché gli uomini in massa sono deboli e vili creature che non sanno sopportare la libertà o rendersi conto della verità e debbono essere governate e sistematicamente ingannate da altre persone che siano più forti di esse; che per l'uomo c'è una sola alternativa: di scegliere, cioè tra la libertà e la felicità, e la maggior parte degli uomini tra le due sceglie la felicità; che il Partito era una sorta di tutore permanente dei deboli, una setta che si dedicava a compiere il male in modo da preparar l'avvento del bene, che sacrificava la propria felicità a beneficio di quella degli altri ...
«Voi ci governate per il nostro bene» disse Winston a voce bassa. «Voi credete che gli uomini non sono capaci di governarsi da sé, e quindi...»
Diede un balzo e quasi mise un grido. Un brivido di dolore gli era passato attraverso il corpo. O'Brien aveva spinto la leva del quadrante fino al trentacinque.
«Questa risposta è stupida, Winston, proprio stupida!» disse. «Stupida e lo sai benissimo; m'aspettavo di meglio da te.»
Lasciò andare la leva e continuò:
«Ora risponderò io stesso alla mia domanda. Sta' a sentire. Il Partito ricerca il potere esclusivamente per i suoi propri fini. Il bene degli altri non ci interessa affatto; ci interessa soltanto il potere. Né la ricchezza, né il lusso, né una vita lunga, né la felicità hanno un vero interesse per noi ; ci interessa soltanto il potere, il potere puro. Ti dico subito ciò che significa potere puro. La differenza tra noi e le oligarchie del passato consiste in questo, che noi sappiamo quel che facciamo. Tutti gli altri, anche quelli che ci rassomigliano più da vicino, erano tutti vili e ipocriti. I nazisti tedeschi e i comunisti russi si avvicinarono molto ai nostri metodi, ma non ebbero mai il coraggio di dichiarare apertamente i loro motivi, le loro ragioni. Essi pretesero, e forse perfino credettero, d'essersi impadroniti del potere contro la propria elezione e iniziativa, e per un tempo limitato, e che all'angolo della strada ci fosse un paradiso nel quale gli uomini potessero essere liberi e uguali. Noi siamo tutt'altra cosa. Noi sappiamo benissimo che nessuno s'impadronisce del potere con l'intenzione di abbandonarlo in seguito. Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell'intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell'intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere. Cominci a capirmi ora?

(George Orwell, 1984, Milano, 1997, p. 276).
non è retorico affermare che siamo di fronte al capovolgimento di quanto affermato da Dostoevskij, Zamjatin e Huxley: il potere ricercato non in vista della felicità altrui, ma per se stesso. 

Essendo stato chiarito il fine vediamo ora i mezzi attraverso cui è stato possibile realizzare tutto ciò. 

Il mondo in <<1984>> è diviso in tre grandi aree politiche: l'Oceania, in cui si svolgono le vicende del romanzo, l'Eurasia e l'Estasia, perennemente in guerra fra loro, attraverso continui cambi di alleanze. 

La filosofia imperante in Oceania è il Socing, in Eurasia è il neo-bolscevismo e in Estasia il Culto della Morte. 

In realtà le tre filosofie e i rispettivi sistemi sociali non si distinguono affatto tra loro. La spiegazione di questo stato di guerra permanente si trova nel bisogno di mantenere la gente in una tensione emotiva costante.

 Unitamente a ciò vi è la necessità di distruggere continuamente i prodotti del lavoro umano per mantenere le masse nella miseria; la povertà soltanto è infatti in grado di garantire quella disuguaglianza sociale che lo sviluppo industriale e tecnologico avrebbe con il tempo gradualmente eliminato.
Il profondo senso di malessere e di precarietà diffuso tra la popolazione viene poi convogliato dal Partito in odio verso il nemico e nel culto della personalità del Grande Fratello, figura mitica attraverso il quale il Partito si relaziona all'esterno. 

L'odio, la violenza e la paura sono gli unici sentimenti ammessi in questa società che ha bandito l'amore, l'amicizia, la tenerezza. 

Il nucleo familiare seppur non abolito è stato sciolto nei legami che lo tenevano unito: ognuno diventa il peggior nemico dell'altro, l'uomo contro la donna, i figli contro i genitori. 

Vengono, in realtà, non ammesse dal Partito, che deve concedere il nulla osta, tutte quello unioni in cui l'uomo e le donna sembrano provare una benché minima attrazione reciproca e non soltanto perché il sesso provoca nell'individuo un mondo proprio al di fuori delle possibilità di controllo, ma perché l'astinenza sessuale (propagandata intensamente dall'ortodossia) produce isterismo, un fenomeno facilmente trasformabile in infatuazione per la guerra e nella adorazione dei capi.

 La procreazione è diventata una pura formalità da adempiere per donare figli al Partito. Questi inoltre vengono fin da piccoli irrigimentati nella Lega giovanile delle Spie e incitati a denunciare qualunque atteggiamento sospetto manifestato dai genitori.
Ognuno è solo, ma neanche in questa solitudine forzata si è al sicuro. Attraverso teleschermi installati in ogni luogo abitato e sorvegliati dall'occhio vigile della psico-polizia, la polizia del pensiero, si è mantenuti costantemente sotto controllo: occorre quindi imparare a modulare ogni tono di voce, a camuffare ogni emozione, a calibrare ogni sguardo e movimento onde evitare il rischio di essere vaporizzati.

Quasi mai si è uccisi per qualcosa che si è commesso, ma per quel che si sarebbe voluto commettere, lo psicoreato appunto. Obiettivi principali del Socing, Socialismo inglese, seppur mai apertamente dichiarati dal Partito, sono la mutevolezza del passato, il bispensiero e la neolingua. 

Assistiamo costantemente nel romanzo alla falsificazione della storia: ogni volta che si ritiene necessario, ad esempio in occasione di un cambio di alleanze fra le tre superpotenze, i documenti storici vengono riscritti in funzione del presente: apprendiamo quindi che l'Oceania è sempre stata in guerra con l'Estasia e alleata dell'Eurasia, sebbene fino a qualche istante prima si fosse sostenuto il contrario.
Il passato è stato quindi virtualmente abolito per due ragioni.

 La prima è che i membri del partito esterno e i prolet, i quali rappresentano le altre due classi di questa società, sopportano le condizioni presenti solo perché non possiedono alcun mezzo per confrontarle con quelle di un'altra epoca, essendo stato distrutto tutto ciò che vi è appartenuto, non soltanto documenti e libri, ma anche l'arte e l'architettura; la seconda ragione è che il continuo aggiornamento del passato salvaguarda l'infallibilità del Partito, il quale non può mai mutare opinione o sbagliare nelle sue previsioni. 

La mutabilità del passato è un dogma del Socing: si ritiene infatti che gli avvenimenti del passato non abbiano una realtà obbiettiva, ma che sopravvivano solo in documenti scritti e nella memoria degli uomini, ambedue controllate dal Partito. 

Infatti la funzione che si richiede prima di ogni cosa ai membri del partito è il cosiddetto «controllo della realtà», in neolingua detto «bispensiero»: non solo occorre accettare prontamente quanto sostenuto dall'oligarchia, ma credervi realmente e ricordare che i fatti avvennero proprio in quella maniera: se il Partito lo desidera la somma di 2+2 è matematicamente 5: Bispensiero sta a significare la capacità di condividere simultaneamente due opinione palesemente contraddittorie e di accettarle entrambe. 

L'intellettuale di Partito sa in quale direzione i suoi ricordi devono essere alterati: sa quindi che sottopone la realtà ad un processo di aggiustamento; ma mediante l'esercizio del bispensiero riesce a persuadere se stesso che la realtà non è violata. 
Il procedimento ha da essere conscio, altrimenti non riuscirebbe a essere condotto a termine con sufficiente precisione, ma deve anche essere inconscio poiché altrimenti non saprebbe andar disgiunto da un senso vago di menzogna e quindi di colpa. Il bispensiero giace proprio nel cuore del sistema cosiddetto Socing dal momento che l'atto essenziale del Partito consiste nell'usare un inganno cosciente e nello stesso tempo mantenere una fermezza di proposito che s'allinea con una totale onestà. 

<<Spacciare deliberate menzogne e credervi con purità di cuore, dimenticare ogni avvenimento che è divenuto sconveniente, e quindi, allorché ridiventa necessario, trarlo dall'oblio per tutto quel tempo che abbisogna, negare l'esistenza della realtà obbiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla realtà che viene negata (...) tutto ciò è indispensabile in modo assoluto>> (ivi, p. 223).
La neolingua è la lingua ufficiale che in Oceania il Partito ha iniziato ad introdurre al posto dell'inglese, l'Archelingua: il suo vocabolario è in fase di compilazione.

 Il fine della neolingua non è tanto quello di fornire un mezzo di espressione adeguata alla concezione del mondo del Socing, ma di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Dice Syme, un collega del Ministero dell'Amore, a Smith:
«Non ti accorgi che il principale intento della neolingua consiste proprio nel semplificare al massimo le possibilità del pensiero? Giunti che saremo alla fine, renderemo il delitto di pensiero, ovvero lo psicoreato, del tutto impossibile perché non ci saranno più parole per esprimerlo. Ognuna delle idee che sarà necessaria verrà espressa esattamente da una «unica» parola, il cui significato sarà rigorosamente definito, mentre tutti gli altri significati sussidiari verranno aboliti e dimenticati. (...) Ogni anno ci saranno meno parole, e la possibilità di pensare delle proposizioni sarà sempre più ridotta. ... Infatti [nel prossimo futuro] non ci sarà il pensiero come lo intendiamo oggi. Ortodossia significa non pensare, non aver bisogno di pensare. L'ortodossia è non-conoscenza.»
«Uno dei prossimi giorni» pensò ad un tratto Winston, afferrato da una profonda convinzione «Syme verrà senz'altro vaporizzato. È troppo intelligente. Egli vede le cose e le sa esprimere con chiarezza. Il Partito diffida di gente simile. Un giorno scomparirà dalla circolazione.» (ivi, pp. 56-57).
Il potere ricercato dal Partito diventa quindi assoluto, non è tanto il potere sulle cose, è il potere sulla mente degli uomini, sulle sue intenzioni, sui suoi pensieri.
 Il fine non è di distruggere il nemico, ma di trasformarlo; prima di essere ucciso, il suo cervello, attraverso torture sempre più raffinate, viene fatto a pezzi e ricomposto alla maniera desiderata dal Partito. 

Viene quindi annullata anche l'unica e sola forma di protesta possibile che sembra prospettarsi a Winston Smith prima della morte -- Morire odiandoli, questa era la libertà --. Invece il romanzo si chiude su queste parole: Amava il Grande Fratello. Al termine della sua rieducazione terribile Smith è stato definitivamente sconfitto. Sono parole che non lasciano adito alla speranza perché l'esercizio spietato del potere è riuscito finanche a mutare i sentimenti, i quali quasi per definizione sono quelle capacità umane che maggiormente sfuggono al controllo della volontà e della razionalità.
Totalitarismo, isolamento, violenza, corruzione del pensiero, congelamento della storia in un punto determinato, annullamento del passato sono quindi i pericoli denunciati da questi autori. Compito dell'uomo è quindi impedire che quanto ipotizzato dalla distopia non venga tradotto nell'effettualità storica.

Mi sembra opportuno concludere citando un passo di Ignazio Silone premesso a <<L'avventura di un povero Cristiano>>, per suggerire che accanto alla dimensione dell'antiutopia può e deve collocarsi la progettazione utopica, in quanto realtà complementari e non contraddicentesi:
Se l'utopia non si è spenta, né in religione, né in politica è perché essa risponde a un bisogno profondamente radicato nell'uomo: vi è nella coscienza dell'uomo un'inquietudine che nessuna riforma e nessun benessere materiale potranno mai placare. 

La storia dell'utopia è perciò la storia di una sempre delusa speranza, ma di una speranza tenace.

 Nessuna critica razionale può sradicarla, ed è importante saperla riconoscere anche sotto connotati diversi.