venerdì 27 maggio 2011

Cento Talleri Reali...

«Cento talleri reali non contengono assolutamente nulla di più di cento talleri possibili. Perché, dal momento che i secondi denotano il concetto, e i primi invece l'oggetto e la sua posizione in sé, nel caso che questo contenesse più di quello, il mio concetto non esprimerebbe tutto l'oggetto, e però anch'esso non ne sarebbe il concetto adeguato.
 Ma rispetto allo stato delle mie finanze nei cento talleri reali c'è più che nel semplice concetto di essi (cioè nella loro possibilità). Infatti l'oggetto, per la realtà, non è contenuto senz'altro, analiticamente nel mio concetto, ma s'aggiunge sinteticamente al mio concetto (che è una determinazione del mio stato), senza che per questo essere fuori del mio concetto questi cento talleri stessi del pensiero vengano ad essere menomamente accresciuti».

(Critica della ragion pura, Dialettica trascendentale, Laterza, Roma-Bari 2000, p. 383).

Kant utilizza quest'efficace espressione per demolire la cosiddetta "prova ontologica" ideata da Anselmo da Aosta e riproposta da numerosi autori successivi.
 Nel concetto di Dio come "essere perfetto" è inclusa, diceva Anselmo, l'esistenza stessa di Dio, in quanto, se ciò che è perfetto non esistesse, sarebbe privo di un attributo essenziale e, quindi, non sarebbe perfetto.
Prova apparentemente inoppugnabile, che non convinse affatto Kant: che osservava, che l'esistenza non entra nella determinazione del concetto, e quindi la sua assenza o presenza nulla tolgono o aggiungono alla perfezione di quest'ultimo.
 Sul piano logico il concetto di "cento talleri", dice Kant, è perfetto sia che essi esistano sia che non esistano, anche se, ovviamente, sul piano reale sussiste una grande differenza tra le due ipotesi coi cento talleri reali posso fare acquisti, con quelli ideali no.